Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". Al suo fianco le formichine di Fabio Vettori, interpreti della Parola, di domenica in domenica.
Ap 11,19a; 12,1–6a.10ab; 1Cor 15,20–27a; Lc 1,39-56
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Ap 12,1
Nella solennità di Maria SS. Assunta al cielo in anima e corpo siamo invitati a contemplare un segno, a riflettere su una realtà che ci viene promessa e a fare nostro un atteggiamento.
Come ci suggerisce la lettura tratta dal Libro dell’Apocalisse, al segno in terra della tomba vuota, corrisponde anche “un segno grandioso nel cielo”, che Dio ci offre in Maria, la Donna e la Madre; un segno che è per noi di sicura speranza e di consolazione. È in questo modo che il Concilio Vaticano II ci presenta il mistero di Maria Assunta al Cielo: “La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al pellegrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore” (LG 68).
Di conseguenza, siamo chiamati a riflettere su una realtà che riguarda il Cristo come primizia, che riguarda Maria, e che viene donata anche a noi. La seconda lettura traccia questo percorso: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti… così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (cfr 1Cor 15,20–27). Se Cristo è la primizia dei risorti, la festa che celebriamo oggi ci ricorda che Maria è, dopo di Lui, la prima a partecipare in modo pieno al mistero della Pasqua, cioè alla Sua risurrezione. E ciò che è avvenuto in Cristo come primizia e in Maria come segno per noi, avverrà anche in ciascuno di noi, se accogliamo con fede e con disponibilità il dono di grazia e di vita nuova che ci è stato fatto nel battesimo. Ecco perché celebrando questa festa possiamo sentirci pieni di speranza e consolati.
Infine, in questa solennità siamo chiamati a fare nostro un atteggiamento che ha caratterizzato la vita di Maria, quello del canto e della lode. Avendo contemplato il segno che ci viene offerto in Maria, avendo scoperto la realtà che ci viene promessa, possiamo cantare anche noi insieme con Maria: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, grandi cose ha fatto in me l’onnipotente, quando ha guardato l’umiltà della sua serva e ha innalzato gli umili” (Lc 1,46-48.52). Le “grandi cose” che Dio ha compiuto in Maria le conosciamo, sono quelle di cui ci parlano i Vangeli e la Tradizione della Chiesa e che noi festeggiamo nel corso dell’anno liturgico nelle solennità e nelle feste dedicate a Maria.
Le “grandi cose” che Dio ha compiuto in Maria non vanno però viste come dei privilegi che la rendono per noi inavvicinabile e irraggiungibile ma piuttosto in collegamento con ciò che Dio ha realizzato nel suo Figlio Gesù. Sono “grandi cose” che ci ricordano che ciò che si è compiuto in Gesù trova una prima e piena partecipazione in Maria sua madre e troverà una piena partecipazione anche in noi: “Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figlio, fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria” (colletta).
di fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa