Testimoniare la misericordia in Terra Santa | Custodia Terrae Sanctae

Testimoniare la misericordia in Terra Santa

Nona giornata per le associazioni di Terra Santa

1. Carissimi amici delle associazioni che operano in Terra Santa, “Pace e bene” a ciascuno e ciascuna di voi!

È il mio primo incontro con voi e desidero ringraziare gli organizzatori per questo invito, che mi permette di conoscervi. Come ho detto in qualche altra occasione, mi sento un po’ un novizio in Terra Santa e ho bisogno di conoscere un po’ alla volta e in modo sempre più profondo questa realtà complessa e affascinante.
Quando penso al servizio che mi è stato richiesto mi viene anche un po’ da sorridere, perché una trentina d’anni fa, quando ero un giovane frate studente di teologia a Trento, avevo chiesto di poter andare a Gerusalemme e completare lì gli studi, dove erano presenti alcuni frati trentini, due impegnati come professori alla Flagellazione, uno nei santuari e un quarto a Beirut, durante la guerra che ha martirizzato per 15 anni quel paese. 
Allora mi era stato detto che per me non era ancora il momento di andare in Terra Santa.
A distanza di 30 anni mi è stato chiesto di andare lì e servire i frati e la Terra Santa come Custode. Evidentemente i tempi di Dio non sono i nostri, e i suoi progetti – che non coincidono quasi mai coi nostri – sono sempre sorprendenti e stimolanti.

2. Mi è stato assegnato il tema: “Testimoniare la misericordia in Terra Santa”. Permettetemi di dire che in Terra Santa, tutti noi, compreso il Custode, possiamo testimoniare la misericordia solo se – prima – in Terra Santa, abbiamo scoperto la misericordia. Quella che noi chiamiamo la Terra Santa è prima di tutto il luogo fisico concreto nel quale si è manifestata la misericordia e la grazia di Dio verso di noi, mediante Gesù Cristo, come leggiamo nella Lettera di san Paolo a Tito, che ci viene proposta nella liturgia del Natale (Tt 2,11-14). L’esperienza della Terra Santa è l’esperienza del fatto che l’incontro con Gesù – che è per noi l’unico incontro che ci salva per grazia e per misericordia – è possibile oggi in qualsiasi luogo perché si è realizzato concretamente in un tempo e in un luogo ben precisi. La Terra Santa è il luogo fisico in cui si è manifestata nella storia, nella persona di Gesù di Nazareth, la misericordia di Dio ed è il luogo fisico in cui si è realizzata la nostra salvezza attraverso il dono di sé che Gesù ha fatto per amore del Padre e per amore nostro, con un amore infinito, infinitamente più grande del male, del peccato e della cattiveria di cui è capace ognuno di noi e di cui è capace l’umanità intera, dalla prima comparsa dell’uomo sulla faccia della terra fino alla fine di questo nostro mondo. In Terra Santa, quindi, prima di testimoniare la misericordia noi riceviamo, accogliamo la misericordia. E la riceviamo non in un contesto ideale o idealizzato, ma in un contesto reale e pieno di contraddizioni, esattamente come era reale e pieno di contraddizioni il contesto in cui l’ha manifestata Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio che si è fatto carne.

3. Cosa vuol dire allora testimoniare la misericordia in Terra Santa? Vuol dire prendere sul serio l’invito che Gesù ci fa nel “discorso della montagna”, quando ci invita ad “essere misericordiosi come il Padre” (Lc 6,36).
Nel messaggio per la 90a Giornata Missionaria Mondiale, papa Francesco ci ha ricordato che “La Chiesa per prima, in mezzo all’umanità, è la comunità che vive della misericordia di Cristo: sempre si sente guardata e scelta da Lui con amore misericordioso, e da questo amore essa trae lo stile del suo mandato, vive di esso e lo fa conoscere alle genti in un dialogo rispettoso con ogni cultura e convinzione religiosa”.
Come la misericordia di Dio è gratuita e concreta e al tempo stesso fa crescere liberamente in noi la riconoscenza e la responsabilità, così anche la nostra manifestazione della misericordia ha da essere gratuita e concreta e deve stimolare la libertà personale, perché cresca il senso di responsabilità. 
In base all’esperienza di questi primi mesi di servizio e dopo aver visto e ascoltato ciò che vivono tanti confratelli che sono in Terra Santa e che potrebbero offrire una testimonianza molto più qualificata della mia, mi sembra di poter dire che per testimoniare la misericordia in Terra Santa occorre fare proprio l’atteggiamento fondamentale di Dio nei nostri confronti e poi occorre che l’atteggiamento fondamentale si trasformi in qualcosa di molto concreto.
4. Anzitutto l’atteggiamento fondamentale: il Padre è misericordioso perché fa sorgere il sole sui giusti e sui peccatori e dona la sua pioggia ai giusti e agli ingiusti(Mt 5,45). Il Figlio è misericordioso perché dà la sua vita per tutti, cioè ama tutti, non solo quelli che sono meritevoli di essere amati o che presumono di essere a posto. L’atteggiamento fondamentale per essere misericordiosi è quindi quello di andare oltre il pregiudizio e di avere un cuore capace di gratuità. Per essere misericordioso in Terra Santa devo avere il cuore libero da pregiudizi – per quanto mi è possibile – e aperto verso tutti coloro che vivono in quella terra: verso i cristiani delle comuità locali e verso quelli delle varie chiese e confessioni lì presenti, verso gli ebrei e verso i musulmani indipendentemente dal loro atteggiamento verso di noi, verso i migranti in cerca di lavoro e verso i rifugiati che scappano dalla guerra, verso le persone di ogni età e condizione sociale.
5. Quando il cuore ha questa apertura allora è possibile trovare il modo concreto di testimoniare la misericordia anche attraverso scelte e opere che permettono a tutti di sperimentare un riflesso della misericordia divina: le scuole, le case di riposo, gli interventi caritativi a favore delle persone e delle famiglie, la creazione di posti di lavoro e imprese artigianali, la costruzione di case per i poveri, l’aiuto ai migranti e ai rifugiati, il sostegno alle persone e alle famiglie colpite dalla guerra, ma anche le iniziative di dialogo ecumenico e inter religioso; queste e molte altre sono solo la conseguenza dell’aver aperto il cuore al dono di misericordia che ci è stato fatto e del provare ad essere misericodiosi come il Padre. San Francesco ci insegna che la misericordia più che un tema da sviluppare a parole è qualcosa che ha a che fare col “facere”, col fare. Questa è stata la sua esperienza fin dall’inizio della sua conversione. E questa esperienza gli ha cambiato il gusto: ciò che era amaro diventa dolce e ciò che era dolce diventa amaro.
6. La mia speranza è che – come frati della Custodia – riusciamo a coltivare sempre più questo atteggiamento e riusciamo a trasformare sempre più questo atteggiamento in qualcosa di molto concreto.
E l’augurio che faccio a tutti e ciascuno di voi, membri di associazioni che operano in Terra Santa, è quello di poter sperimentare – ogni volta che venite in Terra Santa, ma anche negli ambienti in cui vivete abitualmente – la misericordia che Dio ha verso ciascuno di voi. E che sia questa esperienza, non altre ragioni, a spingervi a essere attenti, creativi e concreti nel testimoniare anche voi la gratuità della misericordia e il cambio di gusto che porta e il senso profondo che dà alla nostra vita.

Grazie.

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa