1. Carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia Pace!
Stiamo celebrando il transito del Serafico Padre san Francesco e all’interno di questa celebrazione viviamo anche il momento del rinnovo della professione dei nostri giovani fratelli di voti temporanei. È un momento bello e significativo per la nostra fraternità custodiale, perché in questo contesto facciamo memoria del nostro fondatore, del momento in cui il suo cammino vocazionale si è compiuto e al tempo stesso accompagniamo i nostri giovani fratelli, che sono ancora all’inizio del loro cammino vocazionale, nel momento in cui rinnovano il loro impegno a rispondere alla chiamata del Signore.
2. Chiediamoci anzitutto che cosa significa celebrare il transito del Serafico Padre?
La stessa parola transito è una parola molto significativa. La parola latina “transire” significa passare oltre, attraversare. Quando noi parliamo della morte come transito stiamo parlando della morte come di un’esperienza pasquale, un passare oltre passando attraverso. Così è stato per Gesù: il suo morire è stato un passare oltre la morte passando attraverso la morte. Così è stato per san Francesco che prima di morire riesce a dire al medico: “Ben venga sorella morte, per me sarà la porta della vita”. Così dovrebbe essere per ognuno di noi, perché vale anche per noi la strofa del Cantico di Frate Sole, nella quale cantiamo: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullo homo può scappare! Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte seconda no ‘l farà male”.
3. Non possiamo però dimenticare che se la morte è passaggio pasquale, in realtà, è perché tutta la nostra vita è passaggio pasquale! In Vita Consecrata papa Giovanni Paolo II ci ricordava proprio per questo che la morte è il compimento della nostra consacrazione: “Quando poi giunge il momento di unirsi all'ora suprema della passione del Signore, la persona consacrata sa che il Padre sta portando ormai a compimento in essa quel misterioso processo di formazione iniziato da tempo. La morte sarà allora attesa e preparata come l'atto supremo d'amore e di consegna di sé” (VC 70).
Questo è anche il senso profondo di quella espressione biblica tanto cara a san Francesco che nel capitolo quinto della Regola bollata ci invita a vivere “come pellegrini e forestieri in questo mondo” (1Pt 2,11; Eb 11,13 citati in Rb VI,2). In quel capitolo della Regola san Francesco ci ricorda che non ci possiamo appropriare di nulla. Così risulta evidente che tutta la nostra vita, e non solo la nostra morte, è un passaggio pasquale, è un vivere da pellegrini e forestieri, seguendo le orme del nostro Signore Gesù Cristo, sapendo che la meta vera è un’altra, ed è la piena condivisione della vita stessa di Dio.
4. Questa è una possibile chiave di lettura della nostra vocazione francescana che ci viene offerta dal Serafico Padre durante tutta la sua vita e in modo visivamente forte anche nel momento della sua morte. La leggenda dei 3 Compagni ci dice che all’inizio della storia vocazionale di Francesco c’è il gesto fortemente simbolico di spogliarsi e rimanere nudo davanti al padre naturale, Pietro di Bernardone, e davanti al Vescovo (3 Comp 15) e Tommaso da Celano ci racconta che il gesto si ripete al termine della sua vita, quando chiede ai frati di essere lasciato, dopo la sua morte, nudo sulla nuda terra il tempo sufficiente a percorrere a piedi un miglio (2 Cel 217). L’idea dell’essere di passaggio come pellegrini e forestieri si sposa perciò con l’idea di essere nudi, cioè espropriati di tutto, lungo tutto il corso della propria vita.
5. Cosa dice questo alla nostra vocazione? Cosa dice questo a ciascuno di noi? Cosa dice ai nostri giovani fratelli che oggi rinnovano i loro voti con gioia, con speranza e con trepidazione? E cosa dice a noi che abbiamo professato di vivere questa forma di vita ormai da molti anni? Cosa ci dice quando siamo nel pieno dell’attività e quando ormai le forze vengono meno e non ci vengono più affidati compiti importanti agli occhi del mondo? E cosa ci dice questo nel momento in cui ci sembra che ci sia stato tolto qualcosa e ci sentiamo – per così dire – spogliati del nostro prestigio, o del nostro ruolo, o della nostra immagine? E cosa ci dice infine quando si avvicina a noi la nostra sorella la morte corporale dalla quale nessun uomo vivente può scappare?
La risposta troviamola nella profondità del cuore, ma cerchiamo di trovare una risposta vera, che corrisponda in modo autentico alla nostra realtà di battezzati e di consacrati, di persone ormai totalmente appartenenti a Dio, solo a Dio e non più a se stessi.
6. Invito voi, cari giovani confratelli, a rinnovare i vostri voti con molta intensità e attenzione. Perché il rinnovo dei voti può essere qualcosa di terribilmente superficiale, può sottintendere l’idea che rinnovare i voti per un anno significhi: “Sono in prova, e perciò non mi impegno più di tanto. Sto dando un po’ del mio tempo ma non necessariamente tutta la mia vita”.
Il rinnovo può essere invece, e dev’essere, un esercizio per imparare che ognuno di noi deve rinnovare quotidianamente la propria risposta al Signore! Se non rinnoviamo questa risposta quotidianamente, anche se siamo professi solenni da molti anni e anche se non lasciamo formalmente l’Ordine, di fatto viviamo una vita diversa da quella che abbiamo professato di vivere, viviamo una dissociazione profonda tra ciò che diciamo di vivere e ciò che realmente viviamo.
È questa la crisi di identità, di autenticità e di verità di cui ci parlava fr. Giacomo Bini negli anni in cui era Ministro generale del nostro Ordine. E alla radice di questa crisi, ci ricordava, c’è una crisi di fede.
Come ho ricordato a fra Ayman due giorni fa nella celebrazione della sua professione solenne, occorre che ogni giorno diciamo il nostro “sì” e il nostro “Eccomi” al Signore. Solo così il “Sì” di un giorno diventerà il “Sì” che unifica tutta la nostra vita nell’amore del Signore e dei fratelli.
7. Cari giovani confratelli, che il Signore vi conceda la grazia di vivere in questo modo il rinnovo dei vostri voti, e attraverso il vostro rinnovo il Signore ricordi a tutti noi che siamo chiamati a rinnovare ogni giorno la nostra risposta, fino al compimento, fino al nostro transito, fino a quando anche per noi passerà il tempo di seguirlo nel pellegrinaggio della fede e giungerà finalmente il momento di incontrarlo nella visione.
Il Serafico Padre san Francesco interceda per tutti noi questa grazia e la Vergine Maria nostra Regina e Avvocata, ma anche modello di consacrazione, ci accompagni con la sua protezione.
Fra Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa