«Siamo fieri della nostra grotta del latte» | Custodia Terrae Sanctae

«Siamo fieri della nostra grotta del latte»

«Siamo fieri della nostra grotta del latte». Gli abitanti di Betlemme si esprimevano così, domenica 31 dicembre, all’uscita della messa d’inaugurazione della nuova chiesa costruita sopra l’antica cappella della grotta del latte. La scommessa non era vinta in partenza, perché in questi ultimi mesi una sorda inquietudine trapelava tra gli abitanti di Betlemme, e soprattutto tra i fedeli della grotta del latte. Si toccava la «loro» grotta del latte. Ma il risultato ha spazzato via le paure. A forza di volerle bene, la gente del paese aveva finito col trovare bella questa cappella annerita dal fumo, dove, da tante generazioni, esprimevano la loro devozione alla Vergine. I lavori di restauro della grotta li hanno meravigliati: «L’hanno resa ancora più bella». È il supremo omaggio uscito dalla bocca degli abitanti di Betlemme. Allora sono venuti numerosi alla Messa d’inaugurazione della chiesa costruita al di sopra della grotta, la cui sobria bellezza li ha toccati.

Ed essi non sono stati i soli, perché si erano mossi circa 600 pellegrini slovacchi (cf. l’articolo “Nuova cappella della Madre di Dio”), ed anche numerosi pellegrini italiani: un gruppo formato dalla famiglia e da amici dell’architetto Luigi Leoni, guidati da fra Pasquale Ghezzi, commissario di Terra Santa della Lombardia; un gruppo dalla parrocchia di Sarteano (Siena) con don Fabrizio Ilari. E ancora era presente il vicesindaco di Montevarchi (SI) Giovanni Rossi, in rappresentanza del sindaco, Giorgio Valentini, impossibilitato a venire per impegni presi in precedenza. La loro presenza stava a significare la partecipazione alla costruzione della chiesa: essi hanno offerto gran parte della spese della vetrata. La parrocchia di Montevarchi è titolata alla Madonna del latte, ed era rappresentata da don Mario Cornioli a nome di don Pasquale Corsi, e ha offerto il tabernacolo della Grotta.

A dire il vero la folla era così numerosa che occupava tutto lo spazio. Nella chiesa superiore, ma anche nella cappella intermedia, dove la celebrazione era trasmessa su uno schermo, per i corridoi, sulle scale, dappertutto c’erano grappoli di pellegrini in preghiera. Il Custode di Terra Santa, Pierbattista Pizzaballa, ha accolto l’assemblea. Subito dopo l’architetto Luigi Leoni ha spiegato il senso che lui e la sua collega Chiara Rovati avevano dato al loro intervento architettonico; ha tratteggiato lo spirito con cui la Custodia ha deciso di realizzare questa costruzione, e poi ha espresso il significato della sua dedicazione alla Theotokos, la Madre di Dio. In questo luogo, dove si fa memoria dell’amore materno di Maria, nella meditazione del gesto più semplice ed essenziale, Maria è interamente Madre di Dio, prendendosi cura dell’Emmanuele, Dio con noi. Un tema ripreso da Mons. Twal, che presiedeva la Messa, circondato da 4 vescovi slovacchi, il quale, nella sua omelia, ha parlato di Maria come di colei che “meditava tutte queste cose nel suo cuore”. Nelle prime file si trovavano le autorità locali della città, fra le quali il sindaco di Betlemme, ma anche alcuni rappresentanti Slovacchi e Italiani, che hanno sostenuto i lavori con il loro aiuto finanziario. I francescani, venuti numerosi da Gerusalemme, hanno curato la celebrazione dei Vespri della Madre di Dio, che hanno preceduto la Messa, mentre i pellegrini slovacchi, al termine della celebrazione, hanno prolungato la loro preghiera con canti polifonici, con il calore e la bellezza delle voci slave. Possa presto la chiesa risuonare ancora del canto dei pellegrini! Nell’attesa i Cristiani di Betlemme faranno come hanno sempre fatto: veglieranno e conserveranno la fede in questo paese.

MAB