Beata colei che ha creduto | Custodia Terrae Sanctae

Beata colei che ha creduto

Festa della Visitazione e Ministeri

Sof 3, 14-18; Is 12, 2-3.4bcd. 5-6; Rm 12, 9-16; Lc 1, 39-56

Carissime sorelle, carissimi fratelli, carissimi giovani che state per ricevere il ministero di lettore e di accolito,

il Signore vi dia pace!

1. Stiamo celebrando la festa liturgica della visitazione nel luogo che conserva la memoria di questo bellissimo incontro che ha visto gioire due madri ed esultare i figli che portavano in grembo. È una festa che ci parla di un cammino, di un saluto e di una gioia profonda che diventa esultanza. Ed è una festa che illumina di senso ciò che alcuni nostri giovani confratelli ricevono: i ministeri di lettore e di accolito. È una festa che illumina ovviamente anche la vita e la vocazione di ognuno di noi.

2. In questa festa siamo invitati anzitutto a contemplare il cammino di Maria. Subito dopo aver accolto con disponibilità libera e personale l’annuncio dell’Angelo Gabriele che le chiede di diventare la madre del Figlio di Dio, subito dopo aver concepito nel proprio grembo Gesù, Maria si mette in viaggio in fretta per andare dalla cugina Elisabetta, che è ormai al sesto mese di gravidanza. 
Elisabetta ha bisogno di vicinanza, ha bisogno che qualcuno condivida con lei il dono che ha ricevuto, ma anche Maria ha bisogno di poter incontrare qualcuno che capisca ciò che sta avvenendo in lei e ciò che lei sta vivendo. Maria è in grado di condividere con Elisabetta il mistero e il dono di una maternità divina, Elisabetta è in grado di condividere con Maria il mistero di una maternità che avviene per grazia divina.

3. La maternità dell’una e dell’altra appartengono alla stessa storia di salvezza e i loro figli saranno indissolubilmente legati da un’unica missione: Giovanni Battista preparerà la via all’incontro con Gesù, Gesù sarà la Via che conduce noi al Padre; Giovanni Battista proporrà un battesimo per la remissione dei peccati e battezzerà Gesù, Gesù si farà battezzare da Giovanni per realizzare la giustizia divina che, attraverso di Lui Agnello innocente, toglie il peccato del mondo intero e quello di ciascuno di noi.
Come Maria anche noi, se abbiamo accolto la chiamata che Dio ci ha fatto, se abbiamo accolto la Parola che Dio ha pronunciato per noi, siamo chiamati a metterci in cammino: per condividere la grazia che ci è stata donata, per metterci a servizio del misterioso progetto di Dio, per metterci a servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle.

4. Carissimi fratelli, che oggi ricevete il ministero di lettore e di accolito, non dimenticate mai che vivere la nostra vocazione, ricevere un ministero, vuol dire mettersi in cammino, in fretta, come Maria, per condividere quel che Dio ci ha donato, per metterci a servizio del misterioso progetto di Dio, per metterci a servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Maria ci insegna che come chiamati non possiamo permetterci il lusso di essere pigri ma dobbiamo muoverci in fretta. Il servizio al quale siamo chiamati, viene prima dei nostri bisogni e delle nostre esigenze individuali.

5. In secondo luogo desidero attirare la nostra attenzione sul saluto reciproco di Maria ed Elisabetta. È Maria la prima a salutare. E possiamo facilmente intuire quale sia stato il suo saluto, quello stesso che Gesù suggerirà ai suoi discepoli inviandoli in missione, quello stesso col quale Gesù saluterà i suoi durante l’ultima cena e di nuovo la sera di Pasqua, quello stesso saluto che san Francesco riceverà e insegnerà come una rivelazione divina: “Shalom-Pace”. 
È un saluto che va ben oltre la formalità e la cortesia con le quali ci salutiamo normalmente. È un saluto che contiene tutta la potenza della volontà di Dio per noi, una volontà di riconciliazione, una volontà di rinnovamento, una volontà di pienezza di vita, una volontà che Dio attua proprio attraverso il suo Figlio Gesù e attraverso il dono dello Spirito.

6. Ecco perché il bambino che Elisabetta porta in grembo sussulta subito nel suo grembo, cioè si mette a sobbalzare e saltare di gioia. Ecco perché Elisabetta a quel saluto fa l’esperienza di sentirsi ripiena di Spirito Santo e a sua volta risponde con quelle parole straordinarie: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.

7. Prima di annunciare la Parola di Dio – dico questo per ognuno di noi e non solo per i nostri fratelli che oggi ricevono il ministero di lettore – prima di annunciare la Parola di Dio occorre che l’accogliamo con tutta la potenza dello Spirito Santo che la Parola di Dio porta in sé. Prima di annunciare la Parola di Dio occorre che crediamo che quella Parola si realizza, che ha in sé la potenza di realizzare il fine per cui Dio l’ha pronunciata. Prima di annunciare la Parola di Dio occorre che crediamo che si realizza in noi, nella nostra piccola esistenza, nella nostra persona che è apparentemente insignificante secondo la logica del mondo. E quando crediamo veramente che la Parola di Dio si realizza, si realizza in noi, si realizza nella storia, nel mondo, nella Chiesa e nell’umanità intera, per la potenza dello Spirito Santo, allora basta anche solo un saluto di pace per smuovere il cuore di chi ci sta davanti e provocare un’effusione dello Spirito.

8. Non dimentichiamo quello che ci dice san Francesco in uno dei suoi “Scritti” parlando di quelli e quelle che prendono sul serio la Parola di Dio vivendola: “riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli porrà in loro la sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo” (2Lfed 48-50: FF 200).

9. Il terzo aspetto che balza all’occhio in questa narrazione evangelica è il clima di lode e di esultanza che tutti avvolge e contagia. Il primo a gioire ed esultare è il piccolo Giovanni Battista, nel grembo di Elisabetta. Lo fa a suo modo, sobbalzando nel grembo della madre. Poi esulta Elisabetta che fa questa esperienza carismatica di sentirsi piena di Spirito Santo e benedice Maria e benedice il frutto del grembo di Maria, cioè Gesù, e, chiamando Maria “la madre del mio Signore”, riconosce in Gesù il Figlio di Dio e usa nei suoi confronti il titolo che la Chiesa delle origini userà per parlare del Cristo risorto e glorificato. Infine esulta Maria e prorompe in quel magnifico canto di lode che magnifica Dio come Signore e Salvatore, che ha guardato alla sua piccolezza e ha fatto in lei qualcosa di talmente grande da cambiare il corso della storia dell’umanità ma anche da dare pienezza alla sua esistenza personale.

10. Al centro di questa esultanza, di questa gioia, di questa lode, c’è sempre Gesù. È percependo la sua presenza che esulta il piccolo Giovanni, è a causa sua che Elisabetta benedice Maria e lo stesso Gesù, è perché lo sente vivo in lei che Maria esulta, consapevole che sta portando in grembo il Salvatore.

11. Anche quel che dico ora vale per ognuno di noi e non solo per i nostri giovani che riceveranno il ministero di accoliti. Servire all’altare è partecipare a questo mistero di salvezza che Dio opera attraverso il suo Figlio Gesù e per la potenza dello Spirito Santo e ci deve ricolmare di stupore e di gioia. Con quanta chiarezza e con quanta poesia ce lo ricorda san Francesco: “Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo grembo; se il Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; quanto deve essere santo, giusto e degno colui che tocca con le sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma in eterno vincitore e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo” (LOrd 21-22: FF 220).

12. E dopo aver ricordato ai frati sacerdoti la loro dignità, ricorda qualcosa che tocca il cuore di ognuno di noi: “Tutta l'umanità trepidi, l'universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo.
O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
Guardate, fratelli, l'umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti e per intero vi accolga colui che tutto a voi si offre” (LOrd 26-29: FF 221).

13. Impariamo da Maria, da Elisabetta, da Giovanni Battista, da san Francesco, impariamo da loro a gioire, a esultare alla presenza di Gesù; impariamo a esultare per la presenza di Gesù nella sua Parola e nel sacramento del Suo Corpo e del suo Sangue e in tutte le altre sue manifestazioni. Impariamo ad esultare e gioire insieme ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. Impariamo a gioire per quel che Dio ha fatto e fa nella nostra vita e nella storia dell’umanità. Impariamo da Elisabetta e da Maria a leggere con fede il presente, sapendo che Dio realizza le sue promesse nonostante la cronaca quotidiana sembri dirci il contrario. Impariamo da Maria ed Elisabetta ad avere sulla Chiesa e sull’umanità, così come sulla storia e sulla nostra vita, sul mondo e su questa nostra Terra Santa, uno sguardo più profondo e da credenti: proprio perché abbiamo accolto Gesù, la sua Parola e il suo Spirito, noi possiamo vedere l’invisibile, ciò che altri ora non sono in grado di vedere, ma che noi possiamo vedere perché insieme con Maria ed Elisabetta crediamo che Dio realizza la sua Parola e compie le sue promesse di salvezza e di pace.

14. Per intercessione della Vergine Maria, di santa Elisabetta e di san Giovanni Battista, ma soprattutto per lo stesso Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore, chiediamo con fede ciò che abbiamo pregato nella colletta: “Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant'Elisabetta, concedi a noi di essere docili all'azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome”.
Così sia.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa