In cammino con sant’Antonio | Custodia Terrae Sanctae

In cammino con sant’Antonio

Omelia per la Festa di S. Antonio di Padova

Sap 7,7-14; dal Sal 39; Ef 4,7.11-15; Mc 16,15-20

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

Il Signore vi dia Pace!

1. Celebriamo oggi, tutti insieme, con gioia e solennità, la festa di sant’Antonio di Padova, patrono della Custodia di Terra Santa. È un santo che ci provoca, con il suo percorso di vita e con la sua parola, ad essere sempre alla ricerca di quello che Dio vuole da noi. È anche un amico che intercede per noi in modo straordinariamente efficace, e di questo rendono testimonianza i frati della Custodia: nei momenti più difficili ci siamo affidati alla sua intercessione e non siamo rimasti inascoltati, non solo quando i nostri predecessori fecero l’atto di affidamento al Santo Patrono per evitare la distruzione di questo luogo in cui viviamo, ma anche in tempi recenti, specialmente i nostri confratelli che vivono in Siria hanno raccontato di aver sperimentato la protezione di sant’Antonio quando in più di un’occasione i colpi di mortaio e le bombe hanno colpito le nostre chiese senza fare vittime.

2. Rileggendo l'esperienza di vita del nostro Santo Patrono, mi pare di poter dire che è un santo inquieto, in continuo cammino, cioè in continua ricerca. Era nato in Portogallo il 15 agosto del 1195 in una famiglia nobile, era diventato monaco agostiniano a Lisbona per il desiderio di sapienza e di santità, aveva cercato un monastero più ritirato e lo aveva trovato a Coimbra, lì aveva incontrato i primi Frati Minori ed era passato al nostro Ordine dopo aver visto la testimonianza di radicalità evangelica dei primi 5 frati martiri in Marocco nel 1220. Subito dopo si era recato lui stesso in Marocco col desiderio di evangelizzare e di trovare il martirio, ma aveva fatto naufragio in Sicilia e di lì aveva risalito a piedi la penisola italiana fino ad Assisi per incontrare San Francesco al Capitolo di Pentecoste del 1221. Si era ritirato poi in un eremo in Romagna col desiderio di vivere una vita semplice di preghiera e di servizio. Durante una celebrazione a Forlì, era stato scoperto in modo quasi casuale, come predicatore di grande conoscenza e capacità comunicativa. Aveva quindi percorso a piedi le strade che portavano da Rimini fino alla Linguadoca in Francia per annunciare il Vangelo, aveva concluso infine la sua vita a Padova il 13 giugno del 1231, a soli 36 anni. Nei brevi anni della sua vita aveva fatto tanti cambiamenti: da nobile a monaco agostiniano, da monaco agostiniano a Frate Minore. E dentro il nostro stesso Ordine era stato un po’ di tutto: frate semplice dedito ai lavori più umili a servizio della propria fraternità, eremita e uomo di preghiera, predicatore infaticabile, insegnante di teologia, uomo di governo, negoziatore di pace per ottenere la grazia e la liberazione dei prigionieri al tempo delle guerre tra l’Impero e i Comuni, narratore di storie per bambini, guaritore e operatore di miracoli.

3. Tutto questo mi fa evidenziare semplicemente che la vita di sant’Antonio è stata una continua ricerca, non una ricerca di successo o di prestigio personale, il successo e il prestigio li aveva lasciati fin da giovane quando aveva abbandonato la vita nobile e scelto di diventare monaco, e quando da monaco si era fatto frate minore cambiando il nome di Fernando con quello di Antonio. La sua ricerca è invece quella di immedesimarsi sempre di più nel mistero dell’umiltà di Gesù Cristo, di poterlo seguire e amare nel modo più autentico e radicale. Gesù Cristo è stato infatti il grande amore della sua vita: Gesù Cristo nella completezza e nell’integralità della sua incarnazione. Nei Sermoni di sant’Antonio troviamo una continua narrazione del mistero dell’incarnazione; e Antonio, con parole molto semplici, ci fa scoprire che l’Incarnazione del Figlio di Dio è in realtà la manifestazione di quanto noi siamo preziosi agli occhi di Dio e di quanto è grande la nostra dignità. Nel Sermone per la Messa del Giovedì Santo in Coena Domini racconta: “Nella Passione del beato Sebastiano si legge che un re aveva un anello d'oro, ornato di una gemma preziosa. L'anello, che gli era molto caro, gli si sfilò dal dito e cadde in una cloaca, per cui ne ebbe un grande dispiacere. Non trovando nessuno che fosse in grado di ricuperare l'anello, deposte le vesti della sua regale dignità, vestito di sacco si calò nella cloaca, cercò a lungo l'anello, e finalmente lo trovò: trovatolo, pieno di gioia lo riportò con sé nella reggia. Quel re è figura del Figlio di Dio; l'anello rappresenta il genere umano; la gemma preziosa incastonata nell'anello è l'anima dell'uomo. Questi dal gaudio del paradiso terrestre, quasi sfilandosi dal dito di Dio, cadde nella cloaca dell'inferno; il Figlio di Dio ebbe grande dispiacere di questa perdita. Egli cercò tra gli angeli e tra gli uomini qualcuno che ricuperasse l'anello, ma non trovò nessuno, perché nessuno era in grado di farlo. Allora depose le sue vesti, annientò se stesso, indossò il sacco della nostra miseria, cercò l'anello per trentatré anni, e alla fine discese agli inferi e lì trovò Adamo con tutta la sua posterità: pieno di letizia prese tutti con sé e li riportò all'eterna felicità” (Serm. In Coena Domini, n. 3).
Dalla scoperta di quanto siamo preziosi per Dio, che è la scoperta di quanto siamo amati da Lui, nasce in sant’Antonio anche l’amore per i piccoli, per i poveri, per i sofferenti. Ed anche in questo amore Antonio sa essere radicale e forte, sia nelle sue parole, sia nelle sue azioni.

4. Chiediamo anche noi, per intercessione di sant’Antonio nostro Patrono di poter essere come lui ricercatori instancabili di quello che Dio vuole da noi, che possiamo essere persone capaci di scoprire il valore smisurato che hanno la nostra persona e la nostra vita per Gesù Cristo, e che questa scoperta ci porti a essere altrettanto instancabili nel testimoniare in modo umile e semplice, ma anche forte e radicale, che è questo amore a redimere la nostra vita e a darle senso ed è ancora questo amore a spingerci a dare la nostra vita a servizio del Vangelo e dei più piccoli.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa

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Walking in the way of Saint Anthony

Sap 7,7-14; dal Sal 39; Ef 4,7.11-15; Mc 16,15-20

Dear sisters, dear brothers,

May the Lord give you Peace!

1. Today we celebrate together, with joy and solemnity, the feast of St. Anthony of Padua, Patron Saint of the Custody of the Holy Land. He is a saint who challenges us, through his life and his word, to be always in search of what God wants from us. He is also a friend who intercedes for us in an extraordinarily effective way, and the brothers of the Custody bear witness to this: in the most difficult moments we have entrusted ourselves to his intercession and we have not been unheard, not only when our predecessors made the act of entrustment to the Patron Saint to avoid the destruction of this place in which we live, but also in recent times, especially our confreres living in Syria have said they have experienced the protection of Saint Anthony when on more than one occasion the blows of mortar and bombs hit our churches without making victims.

2. Reading the experience of life of our Patron Saint, I think we can say that he is a restless saint, in a continuous journey, namely, in continuous research. He was born in Portugal on August 15, 1195 in a noble family, became an Augustinian monk in Lisbon for the desire for wisdom and holiness, sought a more solitary monastery and found it in Coimbra. It was there that he met the first Friars Minor and he passed over to our Order after having experienced visibly the witness of evangelical radicalism of the first 5 friars, martyred in Morocco in 1220. He immediately went to Morocco with the desire to evangelize and find martyrdom, but he was shipwrecked in Sicily and from there he had walked up the Italian peninsula to Assisi to meet St. Francis at the Pentecost Chapter of 1221. He then retired to a hermitage in Romagna with the desire to live a simple life of prayer and service. During a celebration in Forlì, he was discovered almost casually, as a preacher of great knowledge and communication skills. He therefore travelled the roads from Rimini to Languedoc in France to announce the Gospel, and finally he concluded his life in Padua on 13 June 1231, when he was only 36 years old. In the short span of the years of his life he had made many changes: from being a noble young man to Augustinian monk, from Augustinian monk to Friar Minor. And within our own Order he did many different experiences: he was a simple friar dedicated to the humblest jobs at the service of his own fraternity, a hermit and man of prayer, an indefatigable preacher, a teacher of theology, a man of government, a peace negotiator to obtain the grace and the liberation of prisoners at the time of the wars between the Empire and the Communes, a storyteller for children, a healer and worker of miracles.

3. All this makes me simply point out that the life of St. Anthony was a continuous searching, not a search for success or personal prestige; he had left success and prestige when he was young, when he had abandoned his noble family and chosen to become a monk, and when he became a Franciscan and changed his name from Fernando to Antonio. Instead, his research was to identify himself more and more in the mystery of the humility of Jesus Christ, to be able to follow and love him in the most authentic and radical way. Really, Jesus Christ was the great love of his life: Jesus Christ in the fullness and wholeness of his incarnation. In the Sermons of St. Anthony we find a continuous narration of the mystery of the incarnation; and Antonio, with very simple words, makes us discover that the Incarnation of the Son of God is in reality the manifestation of how precious we are in the eyes of God and of how great our dignity is.

4. In the Holy Thursday Mass Sermon In Coena Domini he recounts: "In the Passion of Blessed Sebastiano we read that a king had a gold ring adorned with a precious gem. The ring, which was very dear to him, slipped off his finger and fell into a sewer, so he was very sorry. Finding no one who was able to recover the ring, he deposed the garments of his royal dignity, dressed in sack, and he lowered himself into the sewer, he searched the ring for a long time, and finally found it: finding it, full of joy, he brought him back with him, in the palace. 
That king is a figure of the Son of God; the ring represents humanity; the precious gem set in the ring is the soul of the person. This, from the joy of the earthly paradise, almost slipping out of the finger of God, fell into the sewer of hell; the Son of God was very sorry for this loss. He sought among the angels and among the men someone to get the ring back, but he found no one, because no one was able to do it. Then he put down his garments, annihilated himself, put on the sack of our misery, sought the ring for thirty-three years, and eventually descended to the underworld and there he found Adam with all his posterity: full of joy he took everyone with him and brought back humanity to eternal happiness" (Serm. In Coena Domini, n. 3).

From the discovery of how precious we are for God, which is the discovery of how much we are loved by Him, from this experience comes also love for the little ones, for the poor, for the suffering. And even in this love Antonio was radical and strong, both in his words and in his actions.

5. We also ask ourselves, through the intercession of St. Anthony our Patron to be like him tireless researchers of what God wants from us, that we can be people able to discover the immense value that our person and our life have for Jesus Christ, and that this discovery will lead us to be equally indefatigable in witnessing humbly and simply, but also in a strong and radical way, which is this love to redeem our life and give it meaning, and it is still this love that drives us to offer our life for the Gospel and for the little ones.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custos of the Holy Land