Cento anni di “Terra Santa” - Cent ans de "La Terre Sainte" - One hundred years of “Terre Sainte Magazine” | Custodia Terrae Sanctae

Cento anni di “Terra Santa” - Cent ans de "La Terre Sainte" - One hundred years of “Terre Sainte Magazine”

 

Eccellenze,

Illustri ospiti,

Signore e Signori,

confratelli e cari amici,

permettetemi di salutarvi tutti con le parole care a san Francesco d’Assisi: Il Signore vi dia pace!

All’inizio di questo mio intervento desidero ringraziare in modo particolare il responsabile del Collège des Bernardins, Padre Philippe FABRE, i vescovi presenti, il Nunzio Apostolico per la Francia, Mgr Celestino Migliore e tutti gli illustri ospiti.

1. Cento anni sono sempre un bel traguardo. Se si tratta di persone è un traguardo eccezionale, se si tratta di istituzioni è un traguardo importante, se si tratta di giornali o riviste è un traguardo significativo.

Cento anni fa l’umanità era appena uscita da una terribile guerra, la Prima Guerra Mondiale, che aveva fatto milioni di morti, circa 10 tra i militari e più di 7 tra i civili. Era appena uscita da una terribile pandemia, quella dell’influenza chiamata “spagnola”, che aveva fatto più di 50 milioni di vittime. A distanza di un secolo il mondo si trova ancora a piangere i morti di quella che papa Francesco chiama “la terza guerra mondiale a pezzi”, di cui purtroppo in Medio Oriente siamo testimoni diretti, e si trova a piangere le vittime della pandemia da Covid-19 che sta dando – si spera – il colpo di coda.

2. Cento anni fa la nascita della nostra rivista “Terra Santa” fu un segno di speranza, come lo fu costruire al Getsemani la Basilica delle nazioni col contributo di quei Paesi che in guerra si erano scontrati da nemici e ora collaboravano per ricostruire uno dei Luoghi Santi evangelici più significativi. Oggi desideriamo che “Terra Santa” continui ad essere un segno di speranza, raccontando in diverse lingue i semi di bene seminati nei solchi oscuri della storia di quella piccola porzione di mondo nella quale la storia umana è diventata storia di salvezza. Desideriamo che la nostra rivista continui ad essere segno di speranza anche raccontando i Luoghi Santi che sono i luoghi che trasmettono la memoria fisica e tridimensionale di questa salvezza che si è fatta carne in Cristo Gesù, in un tempo e in un luogo preciso.

3. Da cento anni la rivista “Terra Santa” svolge in molte lingue, tra le quali fin dall’inizio il francese, il servizio che le fu affidato un secolo fa e che già nel primo numero veniva delineato come quello “di fare maggiormente conoscere la Terra Santa, la Terra di Dio, la culla del Cristianesimo, i venerandi Santuari ove fu operata la Redenzione del genere umano” (TS 1).

In questi cento anni si sono succeduti direttori e redattori, sono cambiate le tecniche di composizione e di stampa; la stessa Terra Santa ha visto molteplici cambiamenti nella sua configurazione geopolitica; sono stati acquisiti, ricostruiti e restaurati santuari dei quali un secolo fa rimanevano solo pochi ruderi; tra gli stessi frati della Custodia è avvenuto un continuo ricambio generazionale ed è andata via via crescendo sempre più la nostra internazionalità. La Rivista ha regolarmente registrato e raccontato tutto ciò, proprio per far conoscere e amare questa Terra Santa, la terra in cui la Parola di Dio si è rivelata, si è fatta carne, ci ha redenti.

4. Prendere in mano oggi i volumi rilegati della rivista o le sue versioni digitalizzate significa poter prendere in mano un documento storico che ci fa conoscere la vita e l’impegno dei frati che in questi ultimi 100 anni si sono succeduti nel servizio ai santuari e ai pellegrini, in quello delle parrocchie e delle scuole, nei territori di missione della Custodia. Significa rendersi conto della tenacia e soprattutto della fede con cui tanti frati anche in questo ultimo secolo hanno dato la vita per stare accanto a popolazioni provate dalla guerra, a comunità cristiane ridotte al minimo e a tanti cristiani spesso tentati dal desiderio di abbandonare questa terra alla ricerca di posti in cui sia più facile vivere. Significa scoprire il tanto lavoro di ricerca, di recupero e di pubblicazione fatto dall’altra istituzione della Custodia, che è quasi contemporanea alla rivista, cioè lo Studio Biblico Francescano della Flagellazione. Significa poter apprezzare il contributo culturale che i frati minori hanno dato alla Chiesa e all’umanità durante uno dei secoli più complessi e accelerati e – purtroppo in una sorta di illuminismo alla rovescia – più bui della storia.

5. Per me, Custode di Terra Santa, questo centenario è l’occasione per ricordare tutti coloro che hanno dato il loro contributo alla nostra rivista dalla sua nascita ad oggi e al tempo stesso è l’occasione per ringraziare coloro che ancora oggi la realizzano con competenza e professionalità ma anche con amore e con passione, come la qui presente Marie-Armelle e la sua equipe per l’edizione francese. È anche l’occasione per ringraziare le lettrici ed i lettori. Sono essi i destinatari della nostra rivista e senza di essi la rivista non avrebbe raggiunto questo traguardo e non potrebbe prefiggersene altri. E spero che tra i presenti vi siano anche lettori presenti e futuri – e soprattutto affezionati – di “Terra Santa”.

6. A distanza di cento anni dalla sua nascita, ancora oggi ritengo fondamentale il ruolo di animazione culturale che la nostra rivista svolge e che costituisce la sua vocazione. Un ruolo che oggi condivide con altri mezzi di comunicazione della Custodia in una collaborazione che io spero e desidero diventi sempre più profonda. Senza il contributo della rivista e di tutta la costellazione comunicativa che ruota attorno ad essa in varie lingue, sarebbe impossibile per noi oggi far conoscere in modo serio, approfondito e attuale il messaggio del Luoghi Santi. La vita e l’opera dei frati della Custodia resterebbero sconosciute. Una vita fatta di condivisione fraterna tra frati provenienti da 64 Paesi diversi, una vita fatta di preghiera liturgica e di intercessione per tutta l’umanità, una vita fatta di servizio umile alla piccola comunità cristiana locale, in sintonia con la Chiesa locale, ma anche di servizio ai fratelli ebrei e musulmani. È ancora grazie alla rivista che continua ad essere raccontato il nostro impegno per il dialogo e la pace, attraverso quello stile fraterno al quale di recente ci ha richiamati tutti Papa Francesco con la sua ultima enciclica “Fratelli tutti”.

7 Cento anni sono solo l’inizio. Desidero perciò esprimere un sogno e un desiderio, che è quello di vedere questa nostra rivista in mano a tante categorie di persone: ai giovani che si interessano di questa piccola porzione di mondo che congiunge l’Asia, l’Africa e l’Europa; ai pellegrini, che proprio perché amano questa Terra Santa desiderano conoscerla sempre meglio; ai religiosi e alle religiose che qui possono trovare il “Quinto Vangelo” e l’occasione di approfondire il senso della propria vocazione; ai sacerdoti e ai vescovi che hanno la responsabilità di sostenere questa missione della Chiesa che nella sua concretezza ci riporta alla dimensione storico e geografica del mistero dell’incarnazione e della redenzione; agli uomini e alle donne di cultura, persone dal cuore aperto e dalla mente vigile che hanno compreso che questa terra non è importante solo per il suo passato, perché qui si gioca ancora il futuro dell’umanità.

Grazie.

Fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa

_______________________________________________________________________

Excellences,

Chers invités,

Mesdames et Messieurs,

Frères et chers amis,

 

Permettez-moi de tous vous saluer par ces paroles chères à saint François d'Assise : « Que le Seigneur vous donne Sa paix ! »

Je tiens tout d’abord à remercier le directeur du Collège des Bernardins, le Père Jean-Philippe Fabre, pour son accueil aujourd’hui, les évêques présents, le Nonce Apostolique pour la France, Mgr Celestino Migliore et nos illustres invités.

1. Cent ans, c’est toujours une belle étape. S’il s'agit de personnes, c'est une étape exceptionnelle ; pour des institutions, c'est une étape importante ; s’il est question de journaux ou de magazines, c'est une étape significative.

Il y a cent ans, l'humanité venait de sortir d'une terrible guerre, la Première Guerre mondiale, qui avait fait des millions de morts, une dizaine parmi les militaires et plus de sept parmi les civils. L’humanité sortait encore d'une terrible pandémie, celle de la grippe dite « espagnole », qui avait fait plus de 50 millions de victimes. Un siècle plus tard, le monde pleure toujours les morts de ce que le Pape François a appelé « la troisième guerre mondiale par morceaux », dont nous sommes malheureusement les témoins directs au Moyen-Orient, il pleure aussi les victimes de la pandémie de Covid-19 dont – je l’espère – nous sommes en train de sortir.

2. Il y a cent ans, la naissance de notre magazine « La Terre Sainte » était un signe d'espoir, tout comme la construction de la Basilique des Nations à Gethsémani avec la contribution de ces pays qui s'étaient affrontés en ennemis durant la guerre et qui, désormais, collaboraient pour reconstruire l'un des lieux saints évangéliques les plus importants. Aujourd'hui, nous voulons que "La Terre Sainte" continue d'être un signe d'espérance, racontant dans différentes langues, les graines de bien semées dans les sombres sillons de l’Histoire de cette petite partie du monde où l'histoire humaine est devenue l'histoire du Salut. Nous voulons que notre magazine continue à être un signe d'espérance en racontant aussi les Lieux Saints qui sont les lieux qui transmettent la mémoire physique et tridimensionnelle de ce Salut qui s'est fait chair en Jésus-Christ, en un temps et un lieu précis.

3. Depuis cent ans, « La Terre Sainte » accomplit, dans de nombreuses langues dont le français depuis ses débuts, la mission qui lui a été confiée et qui est inscrite en toutes lettres dans le premier numéro : "faire mieux connaître la Terre Sainte, la Terre de Dieu, le berceau du christianisme, les sanctuaires vénérables où s'est opérée la Rédemption du genre humain" (1er numéro « La Terre Sainte » 1921).

Au cours de ces cent ans, rédacteurs et directeurs se sont succédés, les techniques de composition et d'impression ont évolué ; la Terre Sainte elle-même a connu de multiples changements dans sa configuration géopolitique ; des sanctuaires ont été acquis, reconstruits et restaurés là où il ne restait parfois que quelques ruines ; un changement générationnel continu s'est produit parmi les frères de la Custodie et notre internationalité s'est davantage accrue. La revue a régulièrement enregistré et raconté tout cela, précisément pour faire connaître et aimer cette Terre Sainte, la terre où la Parole de Dieu s'est révélée, le Verbe s'est fait chair et nous a rachetés.

4. Prendre en main aujourd'hui les volumes reliés de la revue ou ses versions numérisées, c'est prendre en main un document historique qui nous fait découvrir la vie et l'engagement des frères qui, au cours des 100 dernières années, se sont succédés dans le service des sanctuaires et des pèlerins, dans les paroisses et les écoles, et ce, dans les différents pays de mission de la Custodie. C'est se rendre compte de la ténacité et surtout de la foi avec laquelle tant de frères ont donné leur vie même en ce siècle dernier pour être proches des populations éprouvées par la guerre et des communautés chrétiennes réduites au petit nombre, des chrétiens souvent tentés par le désir d’abandonner cette terre à la recherche d'endroits où il est fait bon vivre. C'est aussi découvrir tout le travail de recherche et de publication effectué par l'autre institution de la Custodie, presque contemporaine de la revue, le Studium Biblicum Franciscanum de la Flagellation. C’est encore pouvoir apprécier la contribution culturelle que les Frères Mineurs ont apportée à l'Église et à l'humanité au cours d'un des siècles les plus complexes, accélérés - malheureusement dans un élan d’Illuminisme inversé – et sombres de l’histoire.

5. Pour moi, Custode de Terre Sainte, ce centenaire est l'occasion de nous souvenir de tous ceux qui ont apporté leur contribution à notre revue depuis sa naissance jusqu'à aujourd'hui. C’est en même temps l'occasion de remercier celles et ceux qui le font encore aujourd'hui avec compétence et professionnalisme, amour et passion, comme Marie-Armelle Beaulieu et son équipe pour l'édition française. C'est aussi l'occasion de remercier les lecteurs. Ils sont les destinataires de notre magazine et, sans eux, nous n’aurions pas atteint cette date anniversaire et nous ne pourrions pas regarder vers l’avenir. J'espère que nous comptons dans cette assemblée de nombreux – et futurs – lecteurs, des lecteurs attachés à la Terre Sainte.

6. Cent ans après sa naissance, je considère toujours comme fondamental le rôle d'animation culturelle que joue notre magazine, il constitue sa vocation. Un rôle qu'il partage aujourd'hui avec d'autres moyens de communication de la Custodie dans une collaboration qui, je l'espère et je le souhaite, s'approfondira. Sans l'apport de la revue et de tout cet univers médiatique en différentes langues, il nous serait impossible aujourd'hui de faire connaître le message des Lieux Saints de manière sérieuse, approfondie et actuelle. La vie et l'œuvre des frères de la Custodie resteraient inconnues. Une vie de partage fraternel entre frères de 64 pays différents, une vie de prière liturgique et d'intercession pour toute l'humanité, une vie faite d'humbles services à la petite communauté chrétienne locale, en harmonie avec l'Église locale, mais aussi de relations avec nos frères juifs et musulmans. C'est encore grâce au magazine que notre engagement pour le dialogue et la paix continue d'être raconté, avec ce style fraternel auquel le Pape François nous a tous conviés dans sa dernière encyclique "Tous frères".

7. « Cent ans » n'est qu’un début. Je souhaite donc exprimer un rêve et une envie, qui est de voir notre magazine entre les mains de diverses personnes : des jeunes qui s'intéressent à cette petite partie du monde qui relie l'Asie, l'Afrique et l'Europe ; des pèlerins qui, précisément parce qu'ils aiment cette terre, souhaitent la connaître de mieux en mieux ; des religieux et des religieuses qui peuvent trouver ici le « cinquième évangile » et l'opportunité d'approfondir le sens de leur propre vocation ; des prêtres et des évêques qui ont la responsabilité de soutenir cette mission de l'Église qui, dans sa concrétisation, nous ramène à la dimension historique et géographique du mystère de l'Incarnation et de la Rédemption ; des hommes et des femmes de culture, des personnes au cœur grand ouvert et à l'esprit alerte qui ont compris que cette terre n'est pas seulement importante pour son passé car l'avenir de l'humanité se joue encore ici.

Merci.

Fr. Francesco Patton, ofm

Custode de Terre Sainte

_______________________________________________________________

Excellences,

Distinguished guests,

Ladies and Gentlemen,

Brothers and dear friends,

Permit me to greet you all with the words so dear to Saint Francis of Assisi:

May the Lord give you peace!

At the beginning of my speech I would like to thank in a particular way the responsible for the Collège des Bernardins, Father Philippe Fabre, the bishops here present, the Apostolic Nuncio for France, Monsignor Celestino Migliore, and all the distinguished guests.

1. One hundred years are always a significant moment to reach a goal. If it is a question of a person, then it is an exceptional goal; if it is a question of an institution, it is an important goal; if it is a question of a newspaper or a magazine then it is a significant goal.

One hundred years ago humanity had just emerged from a terrible war, the First World War, that had resulted in millions of dead, around 10 million soldiers and more than 7 million civilians. The world had also just emerged from a terrible pandemic, the so-called “Spanish” flu, which killed more than 50 million victims. One century later the world is again going through the experience of weeping over the dead of what Pope Francis calls “the Third World War in pieces”, of which we, in the Middle East, are direct witnesses. The world is also weeping over the victims of the Covid-19 pandemic, which we hope is now eventually coming to a sort of end.

2. One hundred years ago the birth of our Magazine “Terre Sainte” was a sign of hope, as was the building in Gethsemane of the Basilica of All Nations with the contribution of those Countries that had faced each other as enemies in war but were now collaborating to reconstruct one of the most significant Holy Places of the Gospel. Today we wish that “Terre Sainte Magazine” will continue to be a sign of hope, narrating in various languages the seeds of goodness sown in the dark furrows of history of that small portion of the world in which human history has become the history of salvation. We wish that our Magazine will continue to be a sign of hope also by documenting the Holy Places as places which transmit the physical and three-dimensional memory of this salvation that became flesh in Christ Jesus, in a precise time and place.

3. For one hundred years the Magazine “Terre Sainte” has been published in many languages, among which French was one of them from the very beginning, and thus it accomplishes the service that was entrusted to it a century ago. The very first issue had already underlined as its aim that “of making the Holy Land better known, the Land of God, the cradle of Christianity, the venerable Sanctuaries where the Redemption of the human race was brought about” (TS 1).

In these one hundred years directors and editors have succeeded one another, the techniques of composition and printing have changed; the same Holy Land has seen multiple changes in its geopolitical configuration; sanctuaries which one century ago were still standing in a few ruins have been acquired, rebuilt and restored; among the brothers of the Custody a continual generational exchange has occurred, and our international character has been slowly on the increase ever since. The Magazine has regularly registered and narrated all this, precisely with the aim of making known and loved this Holy Land, the very Land in which the Word of God has revealed Himself, where He became flesh, where in fact, He redeemed us.

4. Today, when we take in our hands the bound volumes of the Magazine or its digitalised versions, it is as if we are taking in our hands a historical document which enables us to know the life and work of the brothers who in these last 100 years have succeeded one another in the service to the sanctuaries and pilgrims, in the service of the parishes and the schools, and this is throughout all the territories of the mission of the Custody.

It means that we become aware of the tenacity and, above all, of the faith with which so many brothers, in this last century, have offered their lives in order to stay close to the people tried by war, to Christian communities reduced to a minimum, and to so many Christians who were often tempted with the desire to abandon this Land in search of other places where life would be easier.

It means uncovering the abundant work of research, of recovery and of publications accomplished by the other institution of the Custody, which is almost a contemporary of the Magazine, namely the Studium Biblicum Franciscanum at the Flagellation.

It means being able to appreciate the cultural contribution that the Friars Minor have given to the Church and to humanity during one of the most complex and accelerated centuries and - unfortunately in a kind of reverse enlightenment - one of the darkest centuries of history.

5. For me, as Custos of the Holy Land, this centenary is the occasion to recall all those who have given their contribution to our Magazine, from its birth up until today. At the same time, it is also an occasion to thank those who, even today, continue to take care of its publication with competence and professionality, but also with love and passion, as in the case of Marie-Armelle here present, and of her équipe for the French Edition of the Magazine. It is also an occasion to thank the readers of the Magazine. They are the recipients of our Magazine, and without them the Magazine could not have reached this goal and it would not be possible to foresee further goals ahead of us. I hope that among those present there are also present and future readers – and especially readers who are fond – of “Terre Sainte Magazine”.

6. After a hundred years since its birth, even today I believe in the fundamental role of cultural animation that our Magazine carries out and which constitutes its own vocation. It is a role which it nowadays shares with other means of communication of the Custody in a kind of collaboration which, I hope and desire, will become ever more profound. Without the contribution of the Magazine and of all the communicative constellation that revolves around it in various languages, it would be impossible for us today to make known the message of the Holy Places in a serious, profound and actual way.

Otherwise, the life and work of the friars of the Custody would remain unknown. It is a life characterised by fraternal sharing among the brothers coming from 64 different Countries, a life of liturgical prayer and of intercession for all humanity, a life of humble service in favour of the small local Christian community, in tune with the local Church, but also a life of service to our Jewish and Muslim brothers and sisters. It is again thanks to the Magazine that we can continue to narrate the facts of our commitment in favour of dialogue and peace, through that fraternal style to which recently Pope Francis has called all of us in his last encyclical “Fratelli tutti.”

7. One hundred years are only the beginning. I would therefore like to express a dream and a wish, which is that of seeing this Magazine in the hands of many and various people, for example: in the hands of young people who take interest in this small area of the world which joins Asia, Africa and Europe; in the hands of pilgrims, who precisely because they love this Holy Land have the desire to know it even better; in the hands of religious men and women who can here find “the Fifth Gospel” and the occasion to renew the sense of their own vocation; in the hands of priests and bishops who have the responsibility to support this mission of the Church, which in its concreteness leads us back to the historical and geographical dimension of the mystery of the Incarnation and of our redemption; in the hands of men and women of culture, persons who have an open heart and a vigilant mind and who understand that this land is not important only for its past, but also because it is here that the future of humanity is at stake!

Thank you.

Fr. Francesco Patton, ofm

Custos of Holy Land