Nm 21,4-9; Sal 95,10-13; Fil 2,5-11; Gv 3,13-17
1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Chi trova la croce di Gesù, trova la vita. È questo il senso della festa del ritrovamento della Vera Croce, che celebriamo oggi, qui nella cappella dove il ritrovamento è avvenuto. Sembra un paradosso, eppure la Parola di Dio che abbiamo ascoltato, come pure l’episodio stesso del ritrovamento della Vera Croce del Signore Gesù da parte della Regina Elena nel 327, ci portano in questa direzione.
2. Tra il 1458 e il 1466 Piero della Francesca ha realizzato un ciclo di affreschi per la chiesa di san Francesco ad Arezzo, nei quali illustra la storia della croce. Uno di questi affreschi racconta il ritrovamento della vera croce ad opera di sant’Elena, in modo suggestivo. Per riconoscere la vera croce di Gesù e distinguerla dalle croci dei due malfattori crocifissi assieme a lui, le tre croci vengono poste sopra il cadavere di un giovane morto da poco. E nel momento in cui la vera croce di Gesù tocca il corpo esanime del giovane, egli ritorna in vita. Il messaggio è chiaro: chi trova la croce di Gesù, trova la vita.
È per questo che occorre che anche noi, oggi, ci mettiamo alla ricerca della Vera Croce, cioè della Croce di Gesù, come Sant’Elena, per trovare guarigione, salvezza, risurrezione e vita.
3. La Parola di Dio che abbiamo letto ci aiuta a comprendere cosa significa cercare la croce di Gesù per trovare la vita. Il brano dal Libro dei Numeri, che abbiamo ascoltato come prima lettura, ed il Vangelo secondo Giovanni, ci hanno ricordato che la nostra vita è insidiata, è a rischio, può essere in vari modi morsa e avvelenata. Quando ci troviamo in questa situazione, che è comune ad ognuno di noi, esiste una possibilità di guarigione, di salvezza, esiste un antidoto a ciò che avvelena la nostra esistenza. Nel Libro dei Numeri è presentata la prefigurazione del mistero della croce: “Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita"” (Nm 21,8). E nel vangelo abbiamo ascoltato il compimento di questo mistero: “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15).
4. Apparentemente la croce è solo uno strumento di condanna, è solo un modo per dare una morte orribile, dolorosissima, atroce e vergognosa, ma se guardiamo la Croce di Gesù con gli occhi con cui Lui stesso l’ha guardata e con gli occhi con cui l’ha guardata la Chiesa fin dall’inizio, scopriamo che la sua Croce è qualcos’altro, è molto di più: è il gesto più grande di servizio, è la condivisione estrema della nostra umanità, ci ha suggerito san Paolo nella Lettera ai Filippesi.
E il Vangelo di Giovanni ce la presenta come un dono, un atto di amore che ci porta salvezza, che ci libera dalla condanna e ci introduce nella vita stessa di Dio. Gesù stesso ce lo ha detto pochi istanti fa: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,16-17). Allora è chiaro:Chi trova la croce di Gesù, trova la vita.
5. Mi pare che questo sia molto importante per noi oggi. È bene che ci rendiamo conto che anche oggi c’è qualcosa che può avvelenare e rovinare la nostra vita. È evidente che, nel mondo in cui ci troviamo a vivere, sono tanti i serpenti che ci mordono e ci avvelenano.
L’ambizione, il rancore, l’invidia, il desiderio di vendetta, l’avidità, il desiderio di possedere le cose e perfino le persone, quella che papa Francesco chiama la “cultura dello scarto”, non sono forse realtà che avvelenano la nostra vita? Ma sono serpenti che ci mordono e ci avvelenano l’esistenza anche la semplice sfiducia, il pessimismo, la mancanza di speranza, il pensare che non riusciremo mai a venire a capo di certi problemi, di certi peccati, di certe situazioni che ci toccano personalmente o che toccano le nostre famiglie e le nostre comunità. Ed è qualcosa che ci avvelena la vita anche il guardare in modo negativo questo mondo per il quale lo stesso Figlio di Dio è morto in croce per dare salvezza.
Proprio quando riconosciamo quali sono i “serpenti” che anche oggi, con i loro morsi, ci avvelenano la vita, è bene che impariamo ad alzare lo sguardo, che impariamo ad andare alla ricerca dell’unica medicina in grado di guarirci, che è il Cristo innalzato sulla Croce, Gesù che è donato dal Padre e si dona Lui stesso per amore nostro. È Gesù che riesce a trasformare la maledizione in benedizione, lo strumento di morte in sorgente di vita, lo scatenarsi del male e dell’odio nella manifestazione della potenza di riconciliazione che sgorga dall’amore più grande.
6. Chi cerca la croce di Gesù, trova la vita. Perciò cosa può voler dire per noi, oggi metterci alla ricerca della Vera Croce? Cosa vuol dire celebrare questa festa del suo ritrovamento?
San Francesco, in preghiera sul monte della Verna, mentre meditava di notte il mistero della passione e della croce, rivolgendosi a Gesù crocifisso, chiedeva due grazie: “Di poter sperimentare per quanto è umanamente possibile, nell’anima e nel corpo, la sofferenza che tu hai provato nel morire per noi sulla croce, ma ancor più di poter sperimentare quell’amore eccessivo, che ti ha portato a dare la vita per noi peccatori in questo modo così doloroso e umiliante” (Cfr. Terza Considerazione sulle stimmate: FF 1919).
Non si tratta di andare alla ricerca di sofferenze inutili, ma si tratta di contemplare anzitutto l’amore gratuito ed esagerato col quale Gesù ci salva e poi di imparare da Gesù a trasformare in amore tutto ciò che ci crea problema, disagio e dolore. È questo l’unico modo di dare un senso alla stessa sofferenza che fa parte della nostra esistenza. Ed è questo un modo di cercare la croce di Gesù per trovare la vita.
7. Per intercessione di sant’Elena, che qui ha potuto trovare la Vera Croce, fonte di salvezza e per intercessione di san Francesco che ha portato nel cuore e nel corpo l’immagine del Cristo Crocifisso, chiediamo con semplicità di cuore la grazia di essere associati alla croce di Gesù, per aver parte alla sua risurrezione ed entrare insieme con Lui nella vita eterna, nella comunione di vita e di amore che è la vita stessa di Dio.
Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa