Con la prima domenica di Avvento inizia la collaborazione tra VITA TRENTINA e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". Al suo fianco le formichine di Fabio Vettori, interpreti della Parola, di domenica in domenica.
Due storie una Storia, così potremmo sintetizzare il contenuto delle letture. È interessante vedere come le due storie narrate dalla Parola di Dio in questa quarta domenica d’Avvento mettono in parallelo la vicenda del Cristo e quella di Maria per farle convergere in un’unica Storia, con la “S” maiuscola.
Nel momento in cui il “sì” eterno del Figlio si incontra con il “sì” temporale di Maria, la storia di tutti i giorni diventa Storia della Salvezza. Ed è straordinario vedere come alla disponibilità del Cristo, che accetta di incarnarsi per fare la volontà del Padre, corrisponda la disponibilità di Maria, dichiarata beata perché ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore.
Il Padre vuole attuare nella storia il suo progetto di salvare l’uomo, e, per fare questo, si rivolge al Figlio ed a Maria. La risposta del Figlio alla richiesta del Padre si condensa nelle parole: «Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7). La risposta di Maria alla richiesta di essere la madre del Messia si condensa in parole molto simili: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Su Maria si posa lo Spirito del Signore, che la rende Madre del Salvatore. Su Gesù discenderà lo stesso Spirito per accompagnarlo nella sua missione.
È lo stesso Spirito Santo a riempire Elisabetta, a far vibrare la sua vita e la sua voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,42-45).
In risposta al saluto di Elisabetta ed a quanto Dio sta operando per mezzo suo, Maria canta: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore » (Lc 1,46-47).
Nelle letture di questa domenica troviamo racchiuso il significato dell’essere cristiani ed al tempo stesso un modello di comunità cristiana. Essere cristiani vuol dire, sull’esempio di Maria, credere che la Parola di Dio si realizza nella storia e collaborare con il Signore per trasformare la storia dell’uomo in Storia della Salvezza. Per fare questo occorre che lo Spirito si posi su di noi, riempia la nostra vita e la nostra persona, ci faccia cantare ed esultare, ci renda gravidi di Gesù Cristo. Essere Chiesa, ce lo ricorda anche il cammino sinodale da poco intrapreso a livello di Chiesa universale, vuol dire mettersi in viaggio, come Maria, disponibili ad accogliere ciò che lo Spirito suscita in coloro che incontriamo e soprattutto pronti a comunicare il Cristo che vive in noi e ci fa esultare.
Fr. Francesco Patton, ofm