Ecco vi annunzio una grande gioia | Custodia Terrae Sanctae

Ecco vi annunzio una grande gioia

Omelia per l’apertura del Campo dei Pastori

Lc 2,8-20

Carissimi fratelli e sorelle,

Il Signore vi dia Pace!

1. L’apertura di una fraternità in un Luogo Santo è sempre occasione di gioia, perché permette anzitutto di risiedere in un luogo e di sperimentare la grazia di quel luogo di giorno e di notte! 
E qui – ce lo ricorda il Vangelo appena letto – la notte è perfino più importante del giorno, perché è di notte che i pastori vegliano nel campo, è di notte che gli angeli portano il grande annunzio “Oggi per voi è nato il Salvatore”, è di notte che gli angeli cantano quel bellissimo inno di cui ci è rimasto solo il ritornello “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.
I nostri santuari maggiori hanno una celebrazione specifica che aiuta proprio a cogliere la grazia del luogo, così a Nazareth la preghiera dell’Angelus acquista un significato particolare a mezzogiorno, alla Grotta di Betlemme la processione quotidiana fa memoria della nascita del Salvatore, al Getsemani l’ora santa ci invita a sintonizzare la nostra preghiera sulla lunghezza d’onda della preghiera di Gesù e al Santo Sepolcro ogni giorno commemoriamo la passione, morte e risurrezione di Gesù. Qui dovrebbe esserci il quotidiano fare memoria del vegliare dei pastori, dell’annuncio che gli angeli fanno loro della nascita del Salvatore e del canto degli angeli.

2. Grazie ai fratelli che hanno accolto l’obbedienza a far parte di questa piccola fraternità filiale, per vivere stabilmente qui, pregare qui, accogliere i pellegrini, prendersi cura di questo luogo. E grazie al Guardiano e alla Fraternità di Betlemme che continueranno a sostenerli come fraternità matrice, sapendo che il legame tra il Campo dei Pastori e la Grotta di Betlemme è inseparabile: qui si sente l’annuncio e il canto degli angeli, lì occorre andare, senza indugio, per trovare Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia (Lc 2,16). 

3. Auguro in modo particolare ai frati che risiedono e risiederanno qui di saper essere un po’ pastori e un po’ angeli: un po’ pastori, che sanno vegliare e accogliere l’annuncio della nascita del bambino Gesù e un po’ angeli per orientare verso il bambino Gesù – il Bambino di Betlemme , come lo chiama san Francesco – i pellegrini della comunità locale e quelli che arrivano qui da tutto il mondo. Aiutate tutti a vegliare e fare silenzio per poter percepire l’annuncio e il canto degli angeli, che non si può udire nel rumore del giorno, perché il rumore riduce la nostra capacità di ascoltare e di vedere. Aiutate tutti ad accogliere, contemplare e adorare il Bambino che ci è stato donato e incoraggiateli a tornare poi alle loro case per raccontare la gioia che nasce nel cuore quando accogliamo il Bambino Gesù. Invitate tutti a ritornare alla vita di ogni giorno glorificando e lodando Dio per tutto quello che hanno udito e visto.

4. È lo stesso atteggiamento che ci suggerisce san Francesco nel suo voler celebrare il Natale e nel suo voler cantare l’ingresso di Dio nella nostra storia, col volto di un bambino, qui a Betlemme.
Occorre gioire ed esultare e invitare tutti alla gioia, ci dice san Francesco: “Poiché il santissimo Padre celeste, / nostro Re prima dei secoli / ha mandato dall’alto il suo Figlio diletto / ed egli è nato dalla beata Vergine santa, Maria…”
Occorre gioire ed esultare perché: “In quel giorno il Signore ha mandato la sua misericordia / e nella notte il suo cantico”.
Occorre esultare e invitare alla gioia e all’esultanza ogni uomo e ogni donna: “Poiché il santissimo bambino diletto è dato a noi / e nacque per noi lungo la via e fu posto nella mangiatoia, / perché egli non aveva posto nell’albergo”.
Occorre chiudere gli occhi ed aprire il cuore per poter sentire insieme coi Pastori e con Francesco d’Assisi il canto degli angeli: “Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli, / e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
E occorre avere il senso del valore universale della redenzione portata dal Bambino Gesù per renderci conto che alla nostra gioia si unisce tutto il creato: “Si allietino i cieli ed esulti la terra, / frema il mare e quanto racchiude, / gioiscano i campi e quanto contengono”.

5. Facciamo festa e benediciamo il Signore e chiediamo la grazia che si realizzi per noi quanto chiediamo nella colletta della notte di Natale: 
“O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo”.
 

Fr. Francesco Patton OFM
Custode di Terra Santa