Festa di S. Girolamo | Custodia Terrae Sanctae

Festa di S. Girolamo

Una vita per la Parola

Gb 9,1-12.14-16; Sal 87; 2 Tm 3,14-17; Lc 9,57-62

 Carissime sorelle, carissimi fratelli,

il Signore vi dia pace!

Oggi celebriamo la festa di San Girolamo, 1600 anni dopo la sua morte avvenuta qui a Betlemme nel 420. Siamo nella Grotta a lui dedicata, una delle grotte dove lui sostava a meditare e pregare e dove fu sepolto dopo il suo pio transito.

Tutti noi ricordiamo l’iconografia austera di san Girolamo: anziano e barbuto, vestito solo di un lenzuolo bianco o rosso o di una tunicella, intento a leggere le Sacre Scritture; quasi sempre ritratto con una pietra in mano, e con accanto il leone che, secondo la leggenda, avrebbe ammansito togliendogli una spina da una zampa. Qui siamo in un luogo che più di ogni altro conserva la memoria del Santo, della sua vita austera e penitente, ma anche del suo studio assiduo della Sacra Scrittura.

  1. In questa omelia vorrei sottolineare soltanto due aspetti:
  • San Girolamo studioso della Sacra Scrittura;
  • San Girolamo interprete della Sacra Scrittura.

La relazione di san Girolamo con la Sacra Scrittura, con la Parola di Dio, è una relazione che oserei definire passionale. È il centro di interesse di tutta la sua vita. La studia, la medita, la traduce, cerca di viverla e di insegnarla agli altri. Tutti noi ricordiamo la sua colossale opera di traduzione dell’intera bibbia, prima del Nuovo Testamento al quale aveva accesso grazie al fatto che conosceva bene il greco, lui, Dalmata, uomo di frontiera fra l’Occidente e l’Oriente. Poi verrà proprio qui a Betlemme, per mettersi alla scuola di un rabbino e studiare l’ebraico e così poter portare a compimento anche tutta la traduzione e revisione delle precedenti traduzioni dell’Antico Testamento, tenendo come base quella che lui chiama la “veritas ebraica” ma tenendo conto anche della traduzione dei LXX, la versione dell’Antico Testamento dall’ebraico al greco realizzata in Egitto tra il III e il I secolo a.C.

  1. Il motivo del suo amore per la Scrittura e per lo studio della Scrittura è sintetizzabile nella sua famosa espressione: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” (Girolamo, Prologo al commento del Profeta Isaia, n. 1 CCL 73,1). Così come il suo amore per tutta la Scrittura, Antico e Nuovo Testamento è legata al suo aver colto l’unità tra i due Testamenti e il fatto che nel “Nuovo” si rende palese ed evidente ciò che nell’ “Antico” era disseminato e sparso come i pezzi di un puzzle da ricomporre. Ma alla fine sia chi ignora l’ “Antico”, sia chi ignora il “Nuovo” Testamento, ignora Cristo. E ignorare Cristo significa non amarlo, non volerlo conoscere e riconoscere, non entrare in relazione con Lui, precludersi al dono di salvezza che Lui porta, non poterlo seguire nella via del discepolato.

Viceversa, amare la Scrittura, tutta, nella sua unità di Nuovo e Antico Testamento, significa voler conoscere Cristo, amarlo, accoglierlo come salvatore, seguirlo, Lui che è “la Via, la Verità e la Vita”.

  1. Girolamo poi è un interprete formidabile della Scrittura. È interprete perché dedica tutta la sua vita a cercare di comprenderne il significato al fine di poter offrire una buona traduzione. Ricevette l’incarico da papa Damaso nel 382 e lo portò a compimento 23 anni dopo qui a Betlemme.

È interprete perché cerca di rendere la Scrittura intelligibile ai propri fratelli e sorelle offrendo una traduzione in una lingua comprensibile ai fedeli, non limitandosi a tradurre le parole, ma cercando di tradurre il pensiero.

È interprete perché offre anche una serie di commenti che permettono di comprendere meglio i singoli libri e offre anche criteri per leggere la bibbia come Parola di Dio.

È interprete soprattutto perché cerca di vivere secondo l’insegnamento delle Scritture: per questo sceglie di seguire Cristo per la via radicale della verginità consacrata e insegna ad apprezzare il celibato ecclesiastico e la verginità consacrata in un tempo in cui questo – un po’ come oggi – non era affatto scontato e comprensibile ai più, neanche nella Chiesa, neanche tra gli stessi pastori! Qui infatti vivrà la sua esperienza monastica, qui la condividerà con il fratello Paoliniano, con le nobili Paola ed Eustochio e altri fratelli e sorelle attratti dallo stesso ideale.

  1. Credo che possiamo anche noi lasciarci ispirare dalla vita e dall’insegnamento di Girolamo nell’imparare ad amare le Scritture, Antico e Nuovo Testamento nella loro unità, per amare e seguire Cristo secondo la nostra vocazione e per poter aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle ad amare e seguire Cristo più di ogni altra realtà in questo mondo.

Concludo citando un testo di san Francesco che mi sembra vada a pennello per descrivere la vita e l’opera di Girolamo. È un testo che al tempo stesso costituisce una verifica e una provocazione anche per noi che quotidianamente leggiamo le Scritture, le studiamo, le predichiamo agli altri e abbiamo professato di tenerle come regola di vita.

Il testo col quale concludo questa nostra riflessione è l’Ammonizione VII di san Francesco, che commenta una citazione di san Paolo:

“Dice l'apostolo: «La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita» (Cfr. 2Cor 3,6). Sono uccisi dalla lettera coloro che desiderano sapere unicamente le sole parole, per essere ritenuti più sapienti in mezzo agli altri e poter acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici. E sono uccisi dalla lettera quei religiosi, che non vogliono seguire lo spirito della divina lettera, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri.

E sono vivificati dallo spirito della divina lettera, coloro che ogni scienza che sanno e desiderano sapere, non l'attribuiscono al proprio io carnale, ma la restituiscono con la parola e con l'esempio all'altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene” (Amm VII: FF 156).

Il Signore, che ha dato a san Girolamo una conoscenza viva e penetrante della Sacra Scrittura, doni anche a noi la grazia di nutrirci sempre più largamente della Sua Parola, perché possiamo trovare in essa una sorgente di vita.