Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11
1. Carissime sorelle Carissimi fratelli, il Signore vi dia pace!
Betania ci richiama inevitabilmente a una serie di contrasti. È il luogo dove il profumo della Pasqua, che è profumo di vita eterna, dissolve l’odore cattivo della morte. È il luogo dove il calore dell’amicizia contrasta il clima di ostilità. È il luogo dove la gratuità dell’amore che si fa dono smaschera la logica economica dell’amore interessato.
2. Il vangelo che abbiamo appena letto, tratto dal capitolo dodicesimo di Giovanni, ci ricorda che siamo all’inizio della settimana che ha portato Gesù e porterà anche noi a celebrare la Pasqua. Ci ricorda anche che siamo a casa di Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti.
Tutti noi ricordiamo l’episodio della risurrezione di Lazzaro e l’obiezione che Marta fa a Gesù quando Gesù dice di togliere la pietra dal sepolcro: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni» (Gv 11,39). Lo conosciamo anche noi l’odore della morte, è un odore acre e penetrante.
È un odore che nel corso dell’ultimo anno ha impregnato le narici dell’intera umanità. È l’odore della pandemia, certo. Ma è anche l’odore della violenza e della guerra. È l’odore delle ingiustizie e delle discriminazioni. È l’odore del fanatismo e della persecuzione. È l’odore del male in tutte le sue forme.
3. All’inizio della Settimana Santa, che è la settimana decisiva nella storia dell’umanità, perché è la settimana che porta alla Pasqua di Gesù, qui a Betania comincia a diffondersi un altro odore, non quello cattivo e acre della morte, ma quello buono e profumato della vita. È un profumo così ricco, così abbondante, così diffusivo che qui riesce a riempire tutta la casa degli amici di Gesù.
Il profumo della risurrezione, sei giorni dopo, segnerà l’inizio di un mondo nuovo e sarà un profumo capace di riempire tutto il creato, l’universo e la nostra storia. Il profumo di Betania, che è profezia del profumo di Pasqua, è abbondante. Il profumo di Pasqua, che sprigiona dal sepolcro vuoto, è infinito.
4. Qui è anche il luogo dove il calore dell’amicizia riesce a contrastare il clima di ostilità crescente che accompagna Gesù e che si scatenerà nell’ora delle tenebre. Non è un’ostilità nuova. Giovanni già nel prologo aveva ricordato che il Verbo, cioè il Figlio di Dio, fattosi carne e venuto tra i suoi non è stato accolto. Matteo ricorda il tentativo di eliminarlo da parte di Erode. Nella narrazione evangelica l’ostilità verso Gesù cresce mano a mano che si rivela per quel che è: l’Agnello, il Servo e il Figlio di Dio. Come Figlio assume la nostra umanità fragile, come Servo si rende disponibile a dare la vita per noi, come Agnello prende su di sé il peccato del mondo e il peccato di ognuno di noi.
5. Qui a Betania, all’inizio della settimana che lo porta verso la Pasqua, Gesù trova conforto nell’amicizia, ed è un conforto prezioso, che lo accompagnerà anche nell’ora della passione e della croce. Gesù sa che non è mai solo perché il Padre è con lui (Gv 8,29) e sempre lo ascolta (Gv 11,42), lo ha sperimentato proprio qui a Betania in occasione del risuscitamento di Lazzaro.
Ora, in mezzo a tanta ostilità, sperimenta anche la vicinanza autentica e l’amicizia di Lazzaro, di Marta e Maria. Il Giovedì Santo chiederà inutilmente ai discepoli di stargli accanto e di vegliare e pregare con Lui. Il Venerdì Santo, nell’ora della morte in croce, sperimenterà la vicinanza della Madre e del discepolo amato, così come della Maddalena, di Maria di Giacomo e di Maria di Cleopa.
6. A noi può sembrare strano che il Figlio di Dio abbia bisogno di vicinanza e di amicizia, eppure è ciò che ci fanno intuire i vangeli ed è ciò che ci fanno intuire anche i mistici. Maria della Trinità, nel suo “Colloquio interiore”, riporta una parola che Gesù le dice: “Vorresti vedermi amato da tutti gli uomini? Nella misura in cui mi amerai, vi contribuirai, perché l’amore è una corrente irresistibile, più potente del peso dei peccati” (Pensiero n. 134).
7. Qui a Betania scopriamo infine che la gratuità dell’amore smaschera la logica del tornaconto personale. Giuda e Maria stanno entrambi di fronte a Gesù e stanno l’uno di fronte all’altra. Il cuore di Maria non calcola ma ama, il cuore di Giuda non ama ma calcola. Il cuore di Maria si nutre della gratuità dell’amore e attraverso il suo gesto Maria diffonde il profumo dell’amore. Il cuore di Giuda è un registratore di cassa che a tutto assegna un prezzo in moneta sonante, oggi al profumo e tra pochi giorni alla vita stessa di Gesù, che valuterà un decimo del prezzo del profumo sprecato da Maria. Il cuore di Maria manifesta la regola fondamentale dell’amore, che è quella di amare le persone concrete una alla volta e in modo pieno. Il cuore di Giuda manifesta la falsità diabolica dell’amore teorico e ideologico che si riempie la bocca di slogan, compreso quello dell’amore per i poveri, ma ignora le persone concrete.
8. Per vivere bene la Pasqua di Gesù e perché la Pasqua di Gesù possa essere anche la nostra Pasqua chiediamo anche per noi di poter essere unti e di poter respirare il profumo della Pasqua, il profumo della vita nuova che Gesù ci dona.
Chiediamo di poter vivere il calore dell’amicizia con Lui e per Lui, ma anche per le persone che vivono con noi e che Lui stesso ci fa incontrare e nelle quali si rende presente Lui stesso.
Chiediamo di entrare nella prospettiva dell’amore gratuito e personale, che porterà lo stesso Gesù a dare la vita per ciascuno e ciascuna di noi, “per me”, come dirà san Paolo nella Lettera ai Galati (2,20).
Di tutto questo sia segno l’unzione profumata che riceveremo in questa celebrazione.