Es 12,21-27; Sal 115 (116); Ap 7,9-14; Lc 22,39-44
1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
In un passaggio della Lettera ai Fedeli (vv. 6-14) il Serafico Padre s. Francesco fa una sintesi straordinaria dei contenuti della liturgia che ora ci troviamo a celebrare e unisce il sangue donato nell’ultima cena, con quello sudato nel Getsemani e quello versato sulla croce per la nostra salvezza. Ci invita infine ad accogliere questo dono in modo personale ed esistenziale. Permettetemi di leggere questi pochi versetti: “E, prossimo alla passione [Gesù], celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo» (Cfr. Mt 26,26). E prendendo il calice disse: «Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati» (Mt 26,27). Poi pregò il Padre dicendo: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice» (Cfr. Mt 26,39). E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra (Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: «Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,42; 26,49).
E la volontà del Padre suo fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull'altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose (Cfr. Gv 1,3), ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l'esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). 14E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e col nostro corpo casto”.
Proviamo anche noi a riflettere sul significato di questo sangue che fluisce dal Cristo crocifisso. Poniamoci qualche domanda per capire che cosa significa celebrare questa festa in modo solenne ed esistenziale.
Che cos’è concretamente il sangue nella nostra vita fisica? Quando abbiamo bisogno che qualcuno ci doni il suo sangue? Quale legame stabilisce il sangue? Queste domande ci aiutano a intuire qualcosa del mistero del sangue preziosissimo di Gesù, del quale ci parlano le letture e le preghiere di questa liturgia; del dono che ci viene fatto attraverso questo sangue e di cosa vuol dire accogliere questo dono.
2. Nella nostra esperienza concreta il sangue, come il respiro, è la nostra stessa vita! Se per un’emorragia perdiamo troppo sangue, noi moriamo, a meno che qualcuno in modo rapido e tempestivo non ci faccia dono di altro sangue con una trasfusione. Se il nostro sangue si ammala abbiamo bisogno che i medici intervengano e lo ripuliscano, perché altrimenti moriamo. Inoltre il sangue vuol dire relazione: tra fratelli o tra parenti diciamo che siamo consanguinei, cioè che abbiamo lo stesso sangue, che c’è una relazione profonda tra di noi. Ebbene tutto questo vale, in modo sublime, anche per il sangue di Gesù.
Il sangue di Gesù è preziosissimo perché è la sua vita donata per noi, per stabilire con noi un legame profondo, una consanguineità, al punto che avendo ricevuto in dono il preziosissimo sangue del Signore siamo diventati consanguinei di Dio, figli dello stesso Padre.
Il sangue di Gesù è preziosissimo perché è la sua vita donata per amore, in piena obbedienza alla volontà del Padre, e questa vita donata per amore è in grado di risanare la nostra vita, che purtroppo è invece troppo spesso ammalata di egoismo, avvelenata interiormente dal peccato che ci porta a voler fare di testa nostra anziché cercare la volontà del Padre.
Il sangue del Signore è preziosissimo perché è un dono universale. Il sangue di Gesù è infatti l’unico ad essere compatibile col sangue di ogni uomo e di ogni donna, da quello di Adamo fino a quello dell’ultima persona che nascerà su questa terra. Perciò il sangue di Gesù è vita sovrabbondante, è guarigione e salvezza, è sorgente di fraternità per ognuno di noi.
Se vogliamo che la nostra vita sia salva occorre che il sangue di Gesù abbia segnato in modo indelebile non tanto l’architrave delle nostre case, quanto l’architrave delle nostre coscienze. Se vogliamo passare indenni attraverso le tribolazioni e le prove della vita e restare fedeli al nostro battesimo e alla nostra vocazione, occorre che le nostre vesti, cioè il nostro modo di vivere sia stato immerso nel sangue di Cristo, cioè che la nostra vita non sia più vissuta per noi stessi ma sia diventata un dono.
3. Celebriamo allora con gioia la festa del preziosissimo sangue del Signore. Immaginiamo – ce lo ha suggerito il vangelo di Luca e ce lo ha ricordato anche san Francesco – quanto gli sia costato, in questo luogo, su questa roccia, disporre la propria volontà ad essere in piena sintonia con la volontà del Padre. Il suo sangue, cioè il suo dono di amore, è stato anticipato in forma sacramentale nel cenacolo, poi ha iniziato ad essere versato fisicamente già qui, ed ha raggiunto il compimento sulla croce, dove Gesù ha veramente dato tutto se stesso, fino all’ultima goccia di vita, per amore del Padre e per amore nostro.
Accogliamo questo dono di amore “con cuore puro e corpo casto”, come ci ha suggerito san Francesco. Accogliamo questo dono con riconoscenza infinita, e non dimentichiamo che se vogliamo che il dono del Signore continui ad essere efficace nella nostra vita è necessario poi che anche noi facciamo della nostra vita un dono, seguendo le orme e l’esempio di Gesù. Il sangue di Gesù, che oramai scorre dentro le nostre stesse vene, dentro la nostra stessa vita, risani perciò tutto il nostro essere e renda anche noi capaci di sintonizzarci sulla lunghezza d’onda della volontà del Padre e di versare il nostro sangue, cioè di dare la nostra vita, per amore del Padre e per amore dei fratelli, perchè ormai è Gesù che vive in noi.
Fra Francesco Patton
Custode di Terra Santa