Gen 12, 1-4; Sal 99; Fil 3, 8-14; Mt 19, 16-26
1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Carissimi fr. Paulo, fr. George, fr. Ernesto e fr. Giuseppe,
lo Spirito del Signore, che abbiamo invocato all’inizio della celebrazione con il canto del “Veni Creator”, visiti davvero le vostre menti e i vostri cuori, perché vi lasciate conquistare da Gesù con tutta la vostra persona, perché possiate seguirlo e vivere il suo Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità (Rb I), fino alla morte – come avete detto poco fa – e trovare così la vita eterna.
È questo che ci dice in sintesi la parola di Dio nella quale vi siete rispecchiati e che ci avete proposto in questa celebrazione.
2. Vorrei limitarmi, in questa riflessione a evidenziare una cosa e una cosa soltanto, quella che è veramente centrale in tutta la parola di Dio che abbiamo ascoltato e che ci è stata suggerita in modo chiaro ed esplicito da san Paolo nella seconda lettura come esperienza personale: “sono stato conquistato da Gesù Cristo”. Potrebbe sembrare quasi un linguaggio militare, ma si tratta invece del linguaggio dell’amore, che ci svela come alla base di ogni risposta c’è questa esperienza di essere stati conquistati (il profeta Geremia avrebbe detto “sedotti”) da Cristo. Come dico spesso: tutto il resto viene dopo e di conseguenza.
3. “Sono stato conquistato da Cristo”: non è un’esperienza ovvia e non è un’esperienza di tutti. Abramo, vissuto 1800 anni prima della venuta del Cristo nella carne, era stato conquistato da Cristo che ancora non conosceva, ma se non fosse stato conquistato da lui, come avrebbe potuto ascoltare quella voce che lo invitava a uscire? Come avrebbe potuto obbedire a una voce nella notte e lasciare ogni sua sicurezza per andare verso una realtà incerta e vaga, rispetto alla quale non aveva alcuna garanzia se non quella di una promessa oscura? Solo se siamo conquistati da Cristo ci fidiamo fino in fondo, obbediamo alla sua voce e ci mettiamo in cammino, perché è l’amore a muovere i nostri passi e a farci vedere quello che altri non vedono.
4. Per contro, il giovane di cui parla il Vangelo, non si è lasciato conquistare da Cristo. Gesù, che aveva avuto uno sguardo di particolare amore per lui, era lì davanti ai suoi occhi. Questo giovane era rimasto affascinato da lui, gli si era avvicinato, ma non si era lasciato conquistare, perché nel suo cuore c’era un altro amore quello per i beni terreni. Un amore per una realizzazione puramente umana, potremmo forse dire oggi. Sta di fatto che questo giovane, di cui non sappiamo il nome, non si lascia conquistare da Cristo e alla fine se ne va triste. Vuol dire che c’è un amore che ci riempie di gioia, di speranza, di visione di eternità, ed è quello per Cristo e c’è un altro amore che ci appesantisce e ci riempie di tristezza è l’amore per il mondo.
5. San Paolo, al contrario, si è lasciato eccome conquistare da Cristo e si è messo in gioco con tutto se stesso in questo amore. Tutto il resto, badate bene proprio tutto il resto, per lui diventa spazzatura. Sarà così anche per san Francesco. La vita diventa un “conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti”. La vita diventa una corsa; non la corsa frenetica di chi scappa e neanche la corsa folle di chi cerca emozioni forti, ma la corsa di chi si sente amato in modo assolutamente gratuito e personale da Gesù e desidera con tutto se stesso corrispondere a questo amore. Qualcosa di simile sarà pure l’esperienza di santa Chiara quando inviterà Agnese a correre con passo leggero dietro all’amore della sua vita: Gesù Cristo.
6. A partire da questa idea proviamo a riflettere anche sulla realtà dei voti che oggi professate e che molti di noi hanno professato da tanto tempo: se fate voto di obbedienza e non avete dentro il cuore questo senso di fiducia che nasce dall’amore e dalla conoscenza personale di Gesù siete degli irresponsabili. È sulla sua parola che lasciate tutto, è sulla sua parola che scegliete di fidarvi anche se non sapete nemmeno quello che ci sarà nel vostro futuro, quello che vi verrà chiesto. Ma se vi sentite amati da lui e avete compreso che il senso della vostra vita è nell’amare lui, non potete e non potrete fare altro che fidarvi e obbedire, e scoprire un po’ alla volta le sorprese che il suo amore vi riserva.
7. E se fate voto di vivere senza nulla di proprio, ma non avete scoperto che lui è il vero bene bene e l’unica ricchezza, se non avete scoperto che il suo amore è già un preludio della vita eterna, allora prima o poi comincerete a riappropriarvi di tutto: comincerete a riempire le vostre stanze di cose che non vi servono, anzi vi intralciano quando venite trasferiti; comincerete a pensare che siete frati riusciti se avete la macchina di grossa cilindrata, se vi assegnano servizi e attività in cui avete immagine, potere e soldi. Poi un giorno succederà che il Ministro o il Custode di turno vi chiederanno un servizio umile che comporta un lasciare; allora diventerete tristi, un po’ depressi, e comincerete a lamentarvi; e quello sarà il sintomo che non siete stati conquistati da Cristo ma da qualcos’altro.
8. E il voto di castità? Come facciamo a vivere il voto di castità se non siamo stati conquistati da Cristo? Il voto di castità comporta che siamo totalmente per lui perché ci rendiamo conto che lui ci ama con la totalità e l’interezza della sua persona, e ci ha – appunto – sedotti e conquistati: è morto per me, ha dato la sua vita per me e non sono più capace di fare a meno di lui nella mia vita, perché se mi manca lui non riesco più a trovare un senso per alzarmi al mattino, per impegnarmi a fare con fedeltà e devozione quello che è il mio dovere quotidiano, per impegnarmi a dare la vita, per sacrificarmi per amore. Se non sono stato conquistato da Cristo anche nel campo affettivo altre forze prenderanno il sopravvento, quelle che portano a soddisfare le proprie passioni, talvolta a vivere al ribasso e senza passione la propria consacrazione, qualche volta a forme di doppia vita e di peccato.
9. Carissimi fr. Paulo, fr. George, fr. Ernesto e fr. Giuseppe, dopo che avrete pronunciato pubblicamente la vostra professione di vita francescana e l’avrete sottoscritta di vostro pugno, invocherò su di voi la benedizione del Signore, che si conclude con parole molto belle, le parole con le quali, in forma di augurio, desidero terminare questa omelia:
“che La loro vita consacrata, o Padre, / sia confessione dell'amore / che il tuo Figlio diletto porta a te / nell'unità dello Spirito Santo; / sia segno della bellezza della comunione fraterna, / alla quale tu chiami la Chiesa e l'umanità intera; / sia, infine, attraverso il servizio della carità, / epifania del tuo amore nel mondo.
E quando, al termine della loro esistenza terrena, / incontreranno te, bellezza infinita, / saranno trasfigurati nella tua luce e godranno per sempre di te / che sei il bene, il sommo bene, la pienezza del bene, / grande e ammirabile Signore, / Dio onnipotente, misericordioso Salvatore. Amen”.