Gen 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11-17
L’Eucaristia trasformazione di tutto il creato
Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
1. Sederci a mensa è molto più della pura e semplice soddisfazione di un bisogno fisiologico. Sederci a mensa vuol dire, in certo qual modo, riconoscere che facciamo parte del creato. Vuol dire riconoscere che la vita non ce la diamo da noi ma la riceviamo in dono. Significa riconoscerci in comunione col creato e bisognosi che il Creatore apra la sua mano e ci sazi come ogni altro essere vivente. Forse è per questo che in ogni cultura ed in ogni religione il mangiare assieme si carica di significati che partono dalla realtà del nutrirsi ma al tempo stesso la trascendono, la superano.
2. Dentro questa realtà di dipendenza creaturale si è inserito lo stesso Figlio di Dio, nel momento in cui ha scelto la via dell'incarnazione per farsi nostro fratello. Incarnandosi, Egli ha però portato questa realtà del creato dentro una nuova dimensione: quella della vita divina. Nell'ultima cena, come abbiamo ascoltato nel racconto tratto dalla Prima Corinti, che è il più antico racconto sull’istituzione dell’Eucaristia, Gesù assume il creato nella forma del pane e del vino, assume una tradizione culturale e religiosa appartenente al popolo d'Israele, riprende il gesto di questo antico e misterioso sacerdote, Melchidesech. E Gesù riempie del dono di sé questo gesto di offerta, questa tradizione di spezzare il pane e condividere il vino, questi elementi naturali e creaturali che sono il pane e il vino.
3. Sedersi a mensa nella celebrazione eucaristica diventa sedersi a mensa con Dio. Ricevere il pane ed il vino trasformati dalla Parola di Cristo e dalla potenza dello Spirito significa assumere la vita stessa divina nel modo in cui il Cristo ha assunto, nell'incarnazione, la vita umana: «Questo è il mio corpo, che è per voi. Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue». Nel ricevere l'Eucaristia l’elemento naturale assume perciò un significato soprannaturale: noi ci nutriamo di Dio e Dio diventa la nostra vita, noi ci sediamo a mensa con Dio e sperimentiamo la comunione al più alto livello, una comunione che ci unisce a Lui e una comunione che ci unisce in Lui.
4. Che il mangiare e il bere assumano questo significato, ci ricorda sempre l'apostolo Paolo, non è però un fatto magico o puramente rituale. L'Eucarestia è una realtà che ha a che fare con una Tradizione, cioè con una lunga ed ininterrotta catena di persone che trasmettono ciò che hanno ricevuto dal Signore. L'Eucaristia è un'azione di Chiesa, è tra i doni fondamentali che la Chiesa ha ricevuto da Cristo. Al tempo stesso l'Eucaristia è un «memoriale»: Cristo si è messo “nelle mani della Chiesa” per poter essere ancora attivo ed operante in nostro favore, dentro la storia, facendo sì che il mistero pasquale sia contemporaneo e salvifico per ogni uomo ed ogni donna che viene in questo mondo.
5. Nell’enciclica “Laudato sii” sulla cura per la casa comune che è il Creato, papa Francesco ha dedicato un paragrafo per me molto bello e illuminante, proprio al tema dell’Eucaristia. Permettetemi di leggerlo con voi in questa occasione: “Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo». L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso». Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato” (LS 236).
6. A partire da questa prospettiva è bene che ci interroghiamo sul nostro celebrare, sul nostro partecipare all'Eucaristia, sulla nostra capacità di adorare il divino mistero presente nell’Eucaristia. Ma a partire da questa prospettiva è bene che ci interroghiamo anche sul nostro rapporto con la vita, col mondo, col creato e con tutte le creature, che proprio nell’Eucaristia cominciano a sperimentare il movimento di divinizzazione che è iniziato con la Pasqua di Gesù Cristo.
7. Con lo stupore del Serafico Padre san Francesco anche noi esclamiamo: “O ammirabile altezza e stupenda degnazione! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, si umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!” (LOrd 27: FF 221). E ricordiamo che “Egli riempie presenti ed assenti che sono degni di lui” (LOrd 32: 223).