At 2,1-11; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15
- Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia Pace!
Nel luogo della discesa dello Spirito Santo nella prima Pentecoste, già la sera di Pasqua, Gesù aveva salutato i suoi Apostoli donando loro la pace, alitando su di loro il dono dello Spirito e donando loro il potere di riconciliare le persone.
Quest’anno la nostra celebrazione della Pentecoste vuol ricollegarsi in modo speciale a questo contenuto pasquale del dono dello Spirito Santo come dono che produce pace, riconciliazione e comunione tra le persone.
Questa Pentecoste 2021 vogliamo che diventi una grande invocazione allo Spirito, perché discenda ancora sulla Città Santa di Gerusalemme, sul Medio Oriente, sull’umanità intera e con la sua fiamma bruci l’odio e l’ostilità che ardono nei cuori di tante persone per rendere tutti disponibili alla riconciliazione e alla pace.
Che lo Spirito Santo apra ancora le orecchie delle persone all’ascolto reciproco per poter dare una base solida a qualsiasi forma di dialogo. Che lo Spirito sciolga le lingue perché diventiamo tutti capaci di adottare un linguaggio pacifico e mite, pieno di verità ma anche di rispetto per l’altro, capace di costruire ponti di fiducia e di comunione anziché scavare solchi di diffidenza e di pregiudizio.
- La festa di Pentecoste, al tempo di Gesù è la festa nella quale si celebra il dono della legge sul monte Sinai nel cinquantesimo giorno dalla cena pasquale e dall’uscita dalla schiavitù.
Il brano degli Atti degli Apostoli appena letto richiama proprio a questo contesto celebrativo per aiutarci a comprendere il significato della Pentecoste cristiana. I segni della Pentecoste narrati da san Luca (vento, tuono, fuoco) rimandano alla manifestazione di Dio sul monte Sinai, al momento del dono della Legge e della stipulazione dell’Alleanza.
Vi è però anche un segno nuovo, quello del dono delle lingue, che sta ad indicare l’apertura universale della Nuova Alleanza ed il superamento dell’incomunicabilità umana: a Pentecoste succede l’opposto di ciò che era successo a Babele. Lì le lingue diverse erano diventate causa di incomunicabilità e fonte di dispersione, qui le lingue diverse sono riconciliate nella comunione.
Pentecoste è allora, per tutta l’umanità, l’anti-Babele.
Con la Pentecoste viene inaugurato un tempo nuovo, di comunione, in cui le differenze tra le lingue e le culture dei popoli della terra non sono più un ostacolo alla fraternità, ma vengono riconciliate dall’azione dello Spirito.
Quanto abbiamo bisogno di una nuova discesa dello Spirito Santo. E quanto siamo degli illusi se pensiamo di poter costruire percorsi di riconciliazione, di comunione, di fraternità senza essere profondamente docili all’azione dello Spirito Santo, personalmente e universalmente docili all’azione dello Spirito Santo.
- Un elemento ulteriore di riflessione ci viene suggerito dal vangelo di Giovanni, che contiene l’annuncio del dono dello Spirito da parte di Gesù. Durante l’ultima cena, nei suoi discorsi di addio, Gesù promette e preannunzia il dono dello Spirito: «Quando verrà il Consolatore, egli mi renderà testimonianza e anche voi mi renderete testimonianza» (Gv 15,26.27.). Quello che Gesù promette è “lo Spirito della verità”, cioè lo Spirito che guida alla piena comprensione della persona e dell’opera di Gesù.
Lo Spirito di verità è però necessario anche per poter intraprendere percorsi di riconciliazione, di perdono e di pace, come ci ha ricordato papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”. Permettetemi di richiamare due passaggi particolarmente illuminanti, che sembrano scritti apposta per la situazione che viviamo in Terra Santa: “Nuovo incontro non significa tornare a un momento precedente ai conflitti. Col tempo tutti siamo cambiati. Il dolore e le contrapposizioni ci hanno trasformato. Inoltre, non c’è più spazio per diplomazie vuote, per dissimulazioni, discorsi doppi, occultamenti, buone maniere che nascondono la realtà. Quanti si sono confrontati duramente si parlano a partire dalla verità, chiara e nuda. Hanno bisogno di imparare ad esercitare una memoria penitenziale, capace di assumere il passato per liberare il futuro dalle proprie insoddisfazioni, confusioni e proiezioni. Solo dalla verità storica dei fatti potranno nascere lo sforzo perseverante e duraturo di comprendersi a vicenda e di tentare una nuova sintesi per il bene di tutti” (FT 226).
E nel paragrafo successivo papa Francesco precisa: “la verità è una compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Tutt’e tre unite, sono essenziali per costruire la pace e, d’altra parte, ciascuna di esse impedisce che le altre siano alterate. La verità non deve, di fatto, condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al perdono. La violenza genera violenza, l’odio genera altro odio, e la morte altra morte. Dobbiamo spezzare questa catena che appare ineluttabile” (FT 227).
Se vogliamo pace e riconciliazione, noi abbiamo estremo bisogno che lo Spirito ci guidi alla verità tutta intera. Chiediamo perciò allo Spirito di verità di aiutare ancora oggi la Chiesa di cui facciamo parte, ad annunciare al mondo la verità, cioè la persona di Gesù, ma anche di aiutare la Chiesa a proporre ed accompagnare percorsi di riconciliazione e di pace che sappiano coniugare la verità con la giustizia e la misericordia.
- Un ultimo aspetto sul quale desidero fermarmi va a toccare la dimensione più personale della discesa e del dono dello Spirito Santo dentro questo percorso di riconciliazione, di pace e di comunione. Nel brano della lettera ai Galati san Paolo ci ricorda: «Coloro che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,24-25).
In quanto discepoli di Gesù abbiamo ricevuto il dono dello Spirito, ma dobbiamo pure impegnarci in una lotta interiore che è lotta contro il nostro io egoista e impegno ad assecondare ciò che lo Spirito desidera operare in noi. Solo così potremo diventare operatori di pace, cooperatori della pace che Dio sogna per l’umanità.
Le opere della carne, cioè il risultato di aver assecondato la nostra fragilità umana egoista, ci dice san Paolo, producono atteggiamenti che spezzano la pace interiore, quella con Dio e anche quella coi fratelli: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal 5,19-21).
Invece, quando siamo docili alla sua azione, lo Spirito produce in noi ben altro frutto: “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Solo se resistiamo al peccato e siamo docili allo Spirito possiamo dare un contributo personale alla pace! E il contributo personale è necessario, perché le cose non cambiano quando provo a cambiare gli altri, ma quando io comincio a cambiare me stesso, cooperando all’azione misteriosa e potente dello Spirito in me!
- Concludiamo ripetendo con fede a nome di tutta l’umanità le parole del Salmo che abbiamo cantato poco fa: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra” (Sal 103). Manda ancora il tuo Spirito Signore a rinnovare questa Città Santa e fa’ che da questo luogo santo il tuo Spirito di nuovo riempia tutta la terra e le porti vita nuova nella pace, nella riconciliazione, nella comunione fraterna, nella giustizia e nella verità.
Amen.
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Acts 2: 1-11; Gal 5.16-25; Jn 15.26-27; 16.12-15
1. Dear brothers and sisters, May the Lord give you Peace!
In the place of the descent of the Holy Spirit on the first Pentecost, already on Easter evening, Jesus greeted His Apostles by giving them peace, breathing the gift of the Spirit upon them and giving them the power to reconcile people.
This year our celebration of Pentecost is meant to be linked in a special way to this paschal content of the gift of the Holy Spirit as a gift that produces peace, reconciliation and communion between people.
At this Pentecost of 2021 we wish it to become a great invocation to the Spirit, so that He descends again upon the Holy City of Jerusalem, on the Middle East, on the whole of humanity and with His flame, and to burn the hatred and hostility that burns within the hearts of so many people and to make everyone willing to embrace reconciliation and peace.
May the Holy Spirit open people's ears to listen to each other in order to be able to build a solid basis for dialogue. May the Spirit loosen tongues so that we all become capable of adopting a peaceful and mild language, full of truth but also of respect for each other, capable of building bridges of trust and communion rather than digging furrows of distrust and prejudice.
2. The feast of Pentecost, at the time of Jesus, is the feast in which is celebrated the gift of the law on Mount Sinai on the fiftieth day of the Passover supper and the release from slavery.
The passage from the Acts of the Apostles just read refers to this celebratory context to help us understand the meaning of Christian Pentecost. The signs of Pentecost narrated by St. Luke (wind, thunder, fire) refer to the manifestation of God on Mount Sinai, at the moment of the gift of the Law and the stipulation of the Covenant.
However, there is also a new sign, that of the gift of tongues, which indicates the universal opening of the New Covenant and the overcoming of human incapacity to communicate at Pentecost, the opposite of what happened at Babel happens now. There the different languages had become a cause of incommunicability and a source of dispersion, here the different languages are reconciled in communion.
Pentecost is then, for all humanity, the anti-Babel.
With Pentecost, a new time of communion is inaugurated, in which the differences between the languages and cultures of the peoples of the earth are no longer an obstacle to fraternity, but are reconciled by the action of the Spirit.
How much we need a new descent of the Holy Spirit. and how deluded we are if we think we can build paths of reconciliation, communion, fraternity without being deeply docile to the action of the Holy Spirit, personally and universally docile to the action of the Holy Spirit.
3. A further element of reflection is suggested to us by the Gospel of John, which contains the announcement of the gifts of the Spirit by Jesus. During the Last Supper, in His farewell speeches, Jesus promises and foretells the gift of the Spirit: “When the Comforter comes, He will bear witness to me and you too will testify to me” (Jn 15: 26.27.). What Jesus promises is “the Spirit of truth”, that is, the Spirit who guides the full understanding of the person and work and words of Jesus.
However, the Spirit of truth is also necessary to be able to undertake paths of reconciliation, forgiveness and peace, as Pope Francis reminded us in the encyclical “Fratelli tutti”. Allow me to recall two particularly enlightening passages, which seem to have been written specifically for the situation we live in in the Holy Land: “A new meeting does not mean going back to a moment before the conflicts. Over time we have all changed. Pain and opposition have transformed us. Furthermore, there is no longer any space for empty diplomacy, for dissimulations, double speeches, concealments, good manners that hide reality. Those who confronted each other harshly speak to each other should begin from the truth, clear and naked. They need to learn to exercise a penitential memory, capable of assuming the past to free the future from their own dissatisfactions, confusions and projections. Only from the historical truth of the facts can the persevering and lasting effort to understand one another and to attempt a new synthesis for the good of all arise “(FT 226).
Also in the following paragraph Pope Francis specifies: “truth is an inseparable companion of justice and mercy. All three united, are essential for building peace and, on the other hand, each of them prevents the others from being altered. The truth must not, in fact, lead to revenge, but rather to reconciliation and forgiveness. Violence generates violence, hatred generates more hatred, and death more death. We must break this chain which appears ineluctable” (FT 227).
If we want peace and reconciliation, we greatly need the Spirit to guide us to the whole truth. We therefore ask the Spirit of truth to help the Church of which we are part still today, to announce the truth to the world, that is, the person of Jesus, but also to help the Church to propose and accompany paths of reconciliation and peace that know how to combine truth with justice and mercy.
4. A final aspect on which I wish to briefly pause upon, touches the more personal dimension of the descent and gift of the Holy Spirit within this path of reconciliation, peace and communion. In the passage from the letter to the Galatians, Paul reminds us: “Those who belong to Christ Jesus crucified their flesh with His passions and His desires. Therefore, if we live by the Spirit, we also walk according to the Spirit” (Gal 5: 24-25).
As disciples of Jesus we have received the gift of the Spirit, but we must also engage in an interior struggle that is a struggle against our selfishness and a commitment to support what the Spirit wishes to work within us. Only in this way will we be able to become peacemakers, cooperators of the peace that God dreams of for humanity.
The works of the flesh, that is, the result of having indulged our selfish human frailty, Saint Paul tells us, produces attitudes that break inner peace, that with God and also that with our brothers: “fornication, impurity, debauchery, idolatry, witchcraft, enmities, discord, jealousy, dissensions, divisions, factions, envy, drunkenness, orgies and the like” (Gal 5: 19-21).
On the other hand, when we are docile to His action, the Spirit produces in us quite another fruit: “love, joy, peace, magnanimity, benevolence, goodness, fidelity, meekness, self-control” (Gal 5:22). Only if we resist sin and are docile to the Spirit can we make a personal contribution to peace! The personal contribution is necessary, because things do not change when I try to change others, but when I begin to change myself, cooperating in the mysterious and powerful action of the Spirit in me!
5. Let us conclude by repeating with faith in the name of all humanity the words of the Psalm that we sang a little while ago: “Send forth Your Spirit, Lord, to renew the earth” (Ps 103). Send again Your Spirit Lord to renew this Holy City and let Your Spirit fill the whole earth again from this Holy Place and bring it new life in peace, reconciliation, fraternal communion, justice and truth.
Amen.