At 2,1 11; Rm 8,8 17; Gv 14,15–16.23 26
- Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia Pace!
La celebrazione della Pentecoste ci riporta sempre idealmente nel Cenacolo e sempre ci fa sognare un’umanità riconciliata, nella quale si realizzi ciò che preghiamo nella liturgia, e cioè che “l’effusione dello Spirito costituisca la Chiesa sacramento di unità per tutti i popoli”.
Oggi vogliamo pregare perché lo Spirito Santo discenda ancora con potenza su di noi, su chi vive in questa città e in questa terra, su chi vive nel mondo intero. Chiediamo che il fuoco dello Spirito Santo ancora bruci tutti i focolai di violenza e di guerra, vicini e lontani, noti o ormai dimenticati.
Non siamo ingenui e nemmeno illusi, ma possiamo e dobbiamo credere realmente nella potenza riconciliatrice, sanante e pacificante dello Spirito. Per questo dobbiamo invocarlo senza sosta. È Lui stesso, come ci suggerisce san Paolo, a gridare in noi per farci pregare – tutti – da figli di uno stesso e unico Padre.
- La parola “Pentecoste” la ritroviamo nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli. Il termine significa cinquantesimo, la Pentecoste è infatti il cinquantesimo giorno trascorso dopo la risurrezione di Gesù. È la festa nella quale ci viene donato in modo sovrabbondante lo Spirito Santo, che Gesù aveva promesso durante il suo ministero ed in particolare durante i dialoghi dell’ultima cena riportati dal discepolo amato nel suo Vangelo. È una solennità che ci porta a riflettere soprattutto su ciò che lo Spirito Santo opera nella vita della Chiesa e del singolo cristiano, di ciascuno di noi.
Senza questo dono non esiste vita naturale, né vita cristiana, non esiste Chiesa, e nemmeno è possibile il rinnovamento dell’umanità nella riconciliazione e nella pace. Senza questo dono non esiste risurrezione né vita eterna, in Dio. Senza lo Spirito non ci sono cieli nuovi e terra nuova, on c’è rinnovamento del creato.
- L’apostolo Giovanni ci ricorda che lo Spirito Santo viene mandato dal Padre nel nome del Figlio suo Gesù Cristo: questo linguaggio sottolinea che il Padre, il Figlio e lo Spirito operano insieme la nostra salvezza. È tutta la Trinità a salvarci, e la nostra salvezza consiste precisamente in questo venir inseriti nella vita stessa della Trinità e nella relazione di amore che fa sì che il Padre, il Figlio e lo Spirito vivano l’uno per l’altro e ci coinvolgano in questo vortice di comunione.
Nel momento in cui riceviamo lo Spirito Santo comprendiamo esistenzialmente cosa vuol dire amare Cristo, osservare la sua Parola ed essere amati dal Padre: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
Questo è quasi un test per capire se abbiamo ricevuto in modo efficace il dono dello Spirito. Amplificando e parafrasando questa idea, san Francesco ci ricorda che quando viviamo fino in fondo la parola di Gesù, allora su di noi si posa lo Spirito del Signore e diventiamo figli dello stesso Padre, sposi del Signore Gesù Cristo, sue madri, suoi fratelli e sorelle (cfr 2 Lfed 48-60: FF 200-201). E questa esperienza mette nel cuore una gioia incontenibile: “Oh, come è glorioso e santo e grande avere nei cieli un Padre! Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo! Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi” (cfr 2 Lfed 54-56: FF 201).
- Nel capitolo ottavo della lettera ai Romani, l’apostolo Paolo si diffonde proprio sugli effetti dello Spirito nell’esistenza del cristiano. Quando siamo sotto il dominio dello Spirito, allora e solo allora, apparteniamo a Cristo: Cristo è vivo in noi, possiamo sperare nella nostra personale risurrezione, siamo capaci di contrastare efficacemente l’istinto di egoismo, vinciamo la paura, prendiamo coscienza che siamo figli di Dio, eredi di Dio, coeredi di Cristo.
Lo Spirito Santo, da un lato ci fa percepire la differenza che c’è tra l’essere servi e l’essere figli di Dio, e dall’altro riesce a farci passare dal semplice desiderio di vivere secondo la legge dell’amore alla possibilità effettiva di vivere secondo tale legge.
- La Pentecoste è, per usare le parole della liturgia, il compimento, cioè la piena realizzazione del mistero pasquale, nella vita del singolo cristiano e della Chiesa. Prendiamone coscienza e preghiamo anche noi perché il Padre continui oggi nella comunità dei credenti i prodigi operati agli inizi della predicazione del Vangelo.
Ripetiamo con fede le parole del versetto alleluiatico, e diventino la colonna sonora che accompagna tutta la nostra vita: “Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”.
Questo versetto possiamo anche personalizzarlo e attualizzarlo: Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi il fuoco del tuo amore soprattutto nei cuori dentro i quali a bruciare è ancora il fuoco della polemica, dell’inimicizia, dell’odio, della violenza, della guerra. Accendi il fuoco del tuo amore dentro i cuori dei governanti e dei pastori, dentro le famiglie e le comunità.
Accendi il fuoco del tuo amore dentro i comunicatori perché sappiano raccontare il bene e cercare la verità. Accendi il fuoco del tuo amore dentro ciascuno di noi. Amen.