Letture: Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
All’inizio di questo nuovo anno, dopo le fatiche e i drammi dell’anno appena passato, vogliamo accogliere da Maria, la Madre di Dio, il dono della pace, che è una persona: il suo Figlio Gesù.
Chiediamo il dono della benedizione del Signore e di poter attingere ancora una volta dal mistero dell’incarnazione e dal mistero di questa tomba vuota il dono della speranza. Ne abbiamo bisogno più che mai. In questa celebrazione vogliamo anche rivolgere una preghiera speciale all’altissimo, onnipotente e bon Signore per tutti i benefattori della Terra Santa, per le persone che soffrono a causa della pandemia, per coloro che se ne prendono cura.
2. Di quando in quando nella storia del cristianesimo incontriamo chi, in quattro e quattr'otto, liquida l'esistenza di Gesù affermando che si tratterebbe di un mito inventato e diffuso nel primo secolo della nostra era. A fasi alterne qualcuno è disturbato dal fatto che Dio si possa fare uomo oppure che l'uomo Gesù sia realmente Dio.
3. Negli anni tra il 55 ed il 58 d.C. l'apostolo Paolo scrive la sua lettera più infuocata e meno politically correct, la lettera ai Galati, per ricordare ai cristiani della Galazia e a noi, che ci salviamo solo per mezzo della fede in Gesù Cristo. È all'interno di questo scritto che troviamo il più antico accenno a Maria ed al suo ruolo storico nella nostra salvezza.
Con una frase lapidaria ed oltremodo efficace Paolo afferma: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge perché ricevessimo l'adozione a figli». Il nome di Maria non è ricordato in questo breve passo ma vi è contenuta l'espressione forse più chiara ed esplicita della sua divina maternità.
4. Ciò che occorre notare e sottolineare è che, per l'apostolo Paolo, affermare che Maria è la Madre di Dio non significa attribuirle un titolo onorifico, ma piuttosto constatare che il Figlio di Dio si è realmente fatto Figlio dell'uomo. Negare che Maria è la Madre di Dio significa al tempo stesso negare l'incarnazione di Cristo. A questo punto non avrebbe più senso alcuno la nostra fede, perché sarebbe la fede in un colossale inganno, in un mito propinato a un gregge di sciocchi ed ingenui creduloni. Solo se riconosciamo che Gesù Cristo è nato da una donna in carne ed ossa possiamo accogliere per fede il suo Vangelo e diventare noi stessi figli di Dio: «E che voi siete figli è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!».
5. È grazie alla disponibilità di questa donna concreta che si chiama Maria che la benedizione di Dio (che abbiamo ascoltato nella prima lettura) ha potuto scendere abbondante su di noi. Proprio perché Maria ha saputo accogliere, generare, custodire, porgere, annunciare, seguire il Figlio di Dio (come ci racconta il Vangelo di Luca) anche noi possiamo gridare a Dio: «Abbà, Padre!» e rifugiarci sotto la protezione di colei alla quale Dante ha cantato: «Figlia del tuo Figlio, tu sei colei che l'umana natura nobilitò sì che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura».
6. Oggi è anche la giornata mondiale di preghiera per la pace. Tema di quest’anno: “La cultura della cura come percorso di pace”. Cito i passaggi finali del messaggio di papa Francesco perché ci aiutano a comprendere come la cultura del prendersi cura gli uni degli altri sia un contributo alla edificazione della pace.
“La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione ad interessarsi, a prestare attenzione, alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace. «In molte parti del mondo occorrono percorsi di pace che conducano a rimarginare le ferite, c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia»”.
Noi viviamo esattamente in una di queste parti del mondo in cui ci sono ferite storiche da rimarginare e c’è bisogno di artigiani della pace.
7. Papa Francesco riprende poi l’immagine della barca, che aveva già usato nella preghiera in Piazza S. Pietro lo scorso 27 marzo, per ricordarci quale dev’essere la bussola che ci deve guidare in questo tempo ancora difficile: “In questo tempo, nel quale la barca dell’umanità, scossa dalla tempesta della crisi, procede faticosamente in cerca di un orizzonte più calmo e sereno, il timone della dignità della persona umana e la “bussola” dei principi sociali fondamentali ci possono permettere di navigare con una rotta sicura e comune. Come cristiani, teniamo lo sguardo rivolto alla Vergine Maria, Stella del mare e Madre della speranza. Tutti insieme collaboriamo per avanzare verso un nuovo orizzonte di amore e di pace, di fraternità e di solidarietà, di sostegno vicendevole e di accoglienza reciproca. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci ogni giorno concretamente per «formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri»” (Messaggio 1° gennaio 2021).
Buon anno.