Omelia Seguire Gesù sulla via del servizio | Custodia Terrae Sanctae

Omelia Seguire Gesù sulla via del servizio

Is 53,2a.3a.10-11; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45

1. Carissime sorelle, carissimi fratelli, 
il Signore vi dia pace.
Le letture di questa domenica ci presentano la persona di Gesù Servo sofferente, che si fa carico delle nostre iniquità per renderci graditi a Dio (prima lettura), Gesù Figlio di Dio e Sommo Sacerdote capace di comprendere la nostra condizione umana (seconda lettura), Gesù Figlio dell'uomo che è venuto per servire e dare la sua vita in riscatto per molti (angelo).

2. Sono tre tessere di un unico mosaico e ci fanno cogliere in un colpo d'occhio perché Gesù Cristo è l'unico nostro Salvatore: perché è contemporaneamente Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, perché ha in sé tutta la pienezza di vita, di grazia e di santità di Dio, ma anche la nostra debolezza, la nostra povertà, la nostra mortalità. 
Le tre letture ci fanno capire perché la vocazione e la missione di Gesù passano attraverso la passione e la croce: perché solo così può prendere su di sé e riscattare ogni nostra debolezza, il nostro essere fragili, peccatori e mortali. 
Le tre letture ci fanno intuire anche perché Gesù è in grado di comprenderci e di salvarci al tempo stesso: perché come Figlio dell'uomo si è posto nella nostra stessa condizione, ci capisce dall'interno vivendo la nostra vita, sa cos’è la fatica, la sofferenza, la fragilità; ma come Figlio di Dio riempie la nostra umanità del suo Spirito, della grazia e della misericordia del Padre, di quella pienezza di vita e di felicità che appartiene solo a Dio.

3. Il Vangelo poi ci racconta qual è l’occasione dalla quale scaturisce l'insegnamento di Gesù: è il fatto che gli apostoli non hanno per nulla assimilato la mentalità del servizio e del dare la propria vita, ma manifestano piuttosto la loro ambizione e il loro desiderio di grandezza. Gesù li aiuta allora a comprendere cosa vuol dire essere grandi nella prospettiva evangelica, significa servire e dare la vita. 
Parlando ai suoi apostoli, Gesù parla a noi e ci educa, ci insegna cosa vuol dire seguirlo. 
Se vogliamo seguirlo, se vogliamo partecipare alla sua vocazione ed alla sua missione, anche noi dobbiamo assumere questa mentalità. Anche noi siamo chiamati a imparare cosa significa nelle situazioni concrete di tutti i giorni mettersi a servizio, donare noi stessi, condividere la sofferenza e i limiti delle persone più fragili e più povere che Dio mette sulla nostra strada. Gesù ci dice in modo molto chiaro che dobbiamo imparare a mettere un freno alle nostre ambizioni e rifiutare che si insinui una mentalità di potere all'interno delle nostre comunità cristiane e all’interno delle nostre fraternità.

4. Per san Francesco l’immagine che deve accompagnarci come cuore della nostra spiritualità è quella del servizio, che si manifesta nel lavare i piedi ai fratelli e nel dare la vita per loro. Infatti, nel capitolo V della Regola non bollata san Francesco cita il Vangelo che abbiamo appena ascoltato e ci ricorda: “tutti i frati non abbiano in questo alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro. Come dice infatti il Signore nel Vangelo: «I principi delle nazioni le signoreggiano, e quelli che sono maggiori esercitano il potere su di esse; non così sarà tra i frati; e chiunque tra loro vorrà diventare maggiore, sia il loro ministro e servo; e chi tra di essi è maggiore, si faccia come il minore». E nessun frate faccia del male o dica del male a un altro; ma piuttosto, per la carità che viene dallo Spirito, di buon volere si servano e si obbediscano vicendevolmenteE questa è la vera e santa obbedienza del Signore nostro Gesù Cristo” (Rnb V,9-15: FF 19-20).
Parlando degli incarichi nella fraternità san Francesco cita il servizio del lavare i piedi e dice parole molto severe e dure verso chi si appropria del servizio dell’autorità o non accetta di lasciare un incarico ricevuto. Nell’Ammonizione IV cita ancora una volta il Vangelo che abbiamo ascoltato: “«Non sono venuto per essere servito, ma per servire», dice il Signore. – e poi prosegue – Coloro che sono costituiti sopra gli altri, tanto devono gloriarsi di quell'ufficio prelatizio, quanto se fossero deputati all'ufficio di lavare i piedi ai fratelli. E quanto più si turbano se viene loro tolta la prelatura che se fosse loro tolto il compito di lavare i piedi, tanto più mettono insieme per sé un tesoro fraudolento a pericolo della loro anima”(Amm IV: FF 152).
E in punto di morte chiede che gli venga letto il Vangelo di Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli, mostrando così cosa significa amare e quale dev’essere lo stile delle relazioni che devono intercorrere tra di noi.

5. Proviamo a chiedere a noi stessi come possiamo vivere questo atteggiamento di servizio umile e generoso, che arriva fino al dono della nostra vita? Come possiamo viverlo dentro le nostre fraternità e famiglie, sui luoghi di lavoro, nella nostra parrocchia? 
Quando pensiamo a Gesù teniamo a mente l’immagine nella quale lo vediamo chinarsi per lavare i piedi ai discepoli e l’immagine nella quale lo vediamo innalzato sulla croce.
Quando pensiamo a noi stessi, teniamo a mente che siamo veramente grandi quando siamo capaci di farci piccoli, che il potere più grande è quello dell’amore che arriva fino a donare la vita, e che nella prospettiva cristiana il più grande simbolo di onore che possiamo ricevere è un grembiule.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa