Letture: At 10,1-23; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18 (1Pt 5,1-4); Mt 16,13-19
1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Quando vengo a celebrare a Giaffa ho sempre l’impressione di trovarmi in una comunità nella quale continua a soffiare il vento della Pentecoste, una comunità nella quale lo Spirito Santo ha fatto prodigi, una comunità che ha da restare sempre aperta al soffio dello Spirito.
2. Lo stesso apostolo Pietro, che oggi celebriamo come patrono di questa comunità, è l’apostolo della Pentecoste. È lui, secondo il racconto di At 2, a uscire a predicare sulla piazzetta antistante il Cenacolo, a Gerusalemme, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. E in quella occasione sono presenti ebrei che sono giunti a Gerusalemme per le feste pasquali da tutte le parti del mondo e riescono a comprendere le parole di Pietro come se fossero proclamate nella propria lingua. Non è una traduzione simultanea, che è ciò di cui avremmo bisogno noi ora, ma è un effetto dell’azione dello Spirito Santo che agisce contemporaneamente – permettetemi di usare questa immagine – sulla lingua e sulle orecchie. Agisce sulla lingua dell’Apostolo perché sia comprensibile ciò che sta annunciando: il mistero di Gesù di Nazareth, morto e risorto per noi e per la nostra salvezza. Agisce sugli orecchi dei presenti perché riescano a comprendere ciò che l’Apostolo sta predicando. E agisce in modo così efficace che si sentono trafiggere il cuore dall’annuncio del mistero pasquale, si pentono dei propri peccati e chiedono il battesimo.
3. È ancora Pietro, sempre negli Atti degli Apostoli, ad essere il protagonista del sogno o della visione che avviene qui nella casa di Simone il conciatore e che noi abbiamo ascoltato come prima lettura. È un sogno che porta Pietro a mettersi in cammino per raggiungere la casa del Centurione Cornelio a Cesarea e ripetere lì l’annunzio del mistero pasquale e l’esperienza della Pentecoste. In questo secondo caso Pietro è testimone di una effusione dello Spirito che arriva addirittura a precedere il battesimo della famiglia di Cornelio. E questa volta si tratta di una discesa dello Spirito su una famiglia di pagani. E la conclusione di Pietro è molto semplice: “Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?” (At 11,17). In questo modo attraverso la predicazione di Pietro e il dono dello Spirito Santo la Chiesa si è aperta a tutti i popoli del mondo. Pietro è quindi un apostolo che ci ricorda contemporaneamente che la Chiesa è iniziata in seno al popolo di Israele, ma si è subito aperta a tutti i popoli.
4. Oggi la nostra comunità cristiana di Giaffa è l’immagine evidente di questa presenza e di questa azione dello Spirito Santo, ed è bene che in tutto questo ci riferiamo all’Apostolo Pietro come segno e strumento di unità.
Noi siamo contenti che qui a Giaffa ci sia una comunità cristiana locale di lingua ebraica, che può guardare all’Apostolo Pietro, ricollegarsi a lui, ricordare che lui è stato il primo ad annunciare il mistero pasquale al popolo d’Israele il giorno di Pentecoste.
Noi siamo contenti che qui a Giaffa ci sia anche una comunità locale di lingua araba, che in certo qual modo è l’erede di quella prima famiglia non ebrea divenuta cristiana, la famiglia del Centurione Cornelio di Cesarea, che ha accolto Pietro nella sua casa.
Noi siamo contenti che qui a Giaffa ci sia una comunità locale fatta di lavoratori migranti che vengono da molti Paesi del mondo e rappresentano nel modo più completo il volto della Chiesa, che è cattolica, cioè universale, e trova nell’Apostolo Pietro e nel suo successore, che è il Papa, il punto di riferimento della propria unità nella comunione.
5. Proprio perché tutti voi, membri a vario titolo della comunità cristiana di Giaffa, fate riferimento all’Apostolo Pietro, vi chiedo di vivere con gioia questo senso di appartenenza alla Chiesa che è una, è santa, è cattolica (cioè universale) ed è apostolica (cioè si ricollega agli apostoli, e qui in modo particolare al Principe degli Apostoli, che è Pietro).
Siate contenti di appartenere a questa comunità cristiana di Giaffa e fate in modo che la vostra vita cristiana, ma anche le attività che realizzate, portino a una sempre maggior collaborazione e comunione tra le varie etnie di provenienza.
6. Anche voi, cari confratelli che accompagnate la locale parrocchia e le varie cappellanie linguistiche ed etniche, lavorate e impegnatevi per unire sempre più questa comunità cristiana. Lavorate e impegnatevi per celebrare assieme l’Eucaristia il più possibile, per fare assieme iniziative di formazione cristiana e di evangelizzazione, per collaborare nel soccorre i poveri e i bisognosi della comunità. Imparate a essere docili allo Spirito Santo come l’apostolo Pietro, imparate a collaborare e a costruire comunione, perché la comunità di Giaffa sia la più bella manifestazione, in tutta la Terra Santa, della potenza di comunione dello Spirito Santo.
7. Chiediamo con fede che possa veramente realizzarsi ciò che abbiamo espresso nella preghiera prima delle letture: “O Padre, che hai mandato al mondo il Cristo, vera luce, per l’intercessione dell’apostolo Pietro effondi lo Spirito Santo, che sparga il seme della verità nel cuore degli uomini e li disponga all’obbedienza della fede, perché tutti i tuoi figli, rigenerati mediante il Battesimo, formino l’unico popolo della nuova alleanza”. Amen.
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29th June 2019–St. Peter–Jaffa
Peter, the apostle of Pentecost
Readings: Acts 10,1-23; Ps 33; 2Tm 4,6-8.17-18 (1Pt 5,1-4); Mt 16,13-19
1. Dear sisters, dear brothers,
May the Lord give you peace!
Whenever I come to celebrate in Jaffa I always get the impression that I find myself in a community in which the wind of Pentecost continues to blow, a community in which the Holy Spirit has worked wonders, a community which is always open to the breath of the Spirit.
2. The same apostle Peter, who today we celebrate as patron of this community, is the apostle of Pentecost. It was he, according to the narrative of Acts 2, who went out to preach in the open space in front of the Cenacle, in Jerusalem, after he received the gift of the Holy Spirit on the day of Pentecost. On that occasion there were Jews present who had arrived in Jerusalem for the paschal feasts from all parts of the world. They succeeded in understanding the words of Peter as if he was proclaiming to them in their respective languages. It was not a question of simultaneous translation, which we would need here this evening, it was rather the effect of the action of the Holy Spirit who - if you permit me to use this image - acted at the same time on their tongues and on their ears. The Spirit acted on the tongue of the Apostle so that what he was proclaiming could be understood: namely the mystery of Jesus of Nazareth, who died and was raised for us and for our salvation. The Spirit acted on the ears of those present, so that they could understand what the Apostle was preaching to them. The Spirit acted in such an effective manner, that they felt pierced in their hearts by the proclamation of the paschal mystery, and consequently they repented of their sins and requested baptism.
3. It was again Peter, always in the Acts of the Apostles, who was the protagonist of the dream or vision that occurred here in Jaffa, in the house of Simon the tanner, and which we have heard in the first reading. It was a vision that led Peter to journey on foot in order to reach the house of the Centurion Cornelius in Cæsarea, and there repeat the proclamation of the Paschal Mystery and the experience of Pentecost. In this second event Peter was witness to an outpouring of the Spirit that occurred even before Cornelius and his family were baptised. This time it was a descent of the Spirit upon a family of pagans. Peter’s conclusion was very simple: “So if God gave them the same gift he gave us who believed in the Lord Jesus Christ, who was I to think that I could stand in God’s way?” (Acts 11,17). In this way, through the preaching of Peter and the gift of the Holy Spirit the Church opened itself to all the peoples of the world. Peter was thus an apostle who reminds us that, at the same time, the Church was born in the bosom of the people of Israel, but that it immediately opened itself to welcome all nations.
4. Today our Christian community of Jaffa is an evident image of this presence and of this action of the Holy Spirit, and it is a good thing that in all of this we refer to the Apostle Peter as a sign and instrument of this unity.
We are happy that here in Jaffa there is a local Hebrew-speaking Christian community, which can look at the Apostle Peter and find its links with him, remembering that it was he who was the first one to proclaim the Paschal Mystery to the people of Israel on the day of Pentecost.
We are happy that here in Jaffa there is also a local Arab-speaking Christian community, which is, in a certain way, the heir of that first non-Jewish family converted to Christianity, namely the family of the Centurion Cornelius of Cæsarea, who welcomed Peter in his house.
We are also happy that here in Jaffa there is a local Christian community made up of migrant workers, who hail from different Countries of the world, and who represent in the most complete way the face of the Church, which is Catholic, namely universal, and which finds in the Apostle Peter and in his successor, the Pope, the point of reference for its own communion.
5. It is precisely because all of you, members of the Christian community of Jaffa in various ways, can make reference to the Apostle Peter, I ask you to live with joy this sense of belonging to the Church which is one, Holy, Catholic (that is, universal) and Apostolic (which in fact finds its direct link to the Apostles, and in a particular way to Peter, the Prince of the Apostles).
May you be happy to form part of this Christian community of Jaffa, and strive so that your Christian life, but also the activities which you undertake, may lead to a greater collaboration and communion between the various ethnic groups to which you belong.
6. Dear brothers who accompany the local parish and the various linguistic and ethnic chaplaincies, may you also continue to work in your commitment towards the unity of this Christian community. May you work and strive to celebrate the Eucharist together as much as possible, to organise together initiatives of Christian formation and evangelisation, to collaborate in helping the poor and the needy members of the community. May you learn to be docile to the Holy Spirit, just like the apostle Peter, may you learn to collaborate and to build communion, so that the community of Jaffa will become the most beautiful manifestation of the power of communion of the Holy Spirit in the entire Holy Land.
7. Let us pray with faith that what we have expressed in the opening prayer before the readings will be truly realised: “O Father, you sent Christ to the world as the true light, through the intercession of the apostle Peter pour forth the Holy Spirit, so that it will plant the seed of truth in the hearts of all people and prepare all to the obedience of faith, in such a way that your children, renewed through Baptism, will form the one and only people of the new covenant.” Amen.