1. Carissimo fra Ayman, carissime sorelle e carissimi fratelli, il Signore vi dia Pace!
Nel suo Testamento, così Francesco d’Assisi racconta l’inizio della sua vocazione:
“Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare così a vivere la mia conversione: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e li trattai con misericordia.
E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo” (Test 1-3; FF 110).
Quel cambio di mentalità e di vita, Francesco poi lo riassumerà con poche e semplici parole: “seguire le orme del nostro Signore Gesù Cristo” oppure: “osservare il santo vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” (Rb I,1).
È questa la forma di vita scoperta dal giovane Francesco otto secoli fa, la stessa forma di vita che anche tu – carissimo fra Ayman – oggi abbracci. E lo fai per sempre, per tutto il tempo della tua vita.
2. Proviamo ora a lasciarci guidare dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, per capire meglio cosa significa scoprire la chiamata a seguire Gesù. Potremmo riassumere tutto con tre parole: dono, fede, servizio.
3. Anzitutto la parola dono. La seconda lettura, tratta dalla Seconda lettera di san Paolo a Timoteo, ci ha ricordato che la vocazione è un dono: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te”. Ogni vocazione è prima di tutto e sempre dono di Dio. Ma ogni vocazione ha bisogno anche di essere ravvivata ogni giorno, attraverso la nostra personale adesione, il nostro quotidiano “Sì” al Signore. E il nostro sì a volte è leggero, a volte costa. A volte ci porta a cantare il Magnificat, come Maria, ma altre volte ci porta a stare con lei sotto la croce, continuando a fidarci anche nell’ora della prova e della sofferenza. Che tu possa veramente ravvivare ogni giorno il dono che il Signore ti ha fatto, e che questo dono possa crescere in te ogni giorno e riempirti il cuore di francescana letizia.
4. La seconda parola è la parola fede, che ci veniva suggerita dal profeta Abacuc. Fede che vuol dire contemporaneamente fiducia e fedeltà, proprio come suggerisce la Prima lettura. Fiducia e fedeltà che portano a perseverare nell’attesa del compimento delle promesse del Signore anche quando la situazione è difficile e impegnativa. Fiducia e fedeltà che portano a perseverare anche nella risposta alla chiamata che il Signore ti ha fatto. Fiducia e fedeltà che ti fanno sperimentare una diversa qualità della vita.
5. La terza parola è servizio. Ce ne ha parlato in modo esplicito e molto diretto lo stesso Gesù, nel vangelo che abbiamo appena ascoltato e in molti altri passi. Siamo chiamati a vivere la nostra vocazione come un servizio per il quale non ci montiamo mai la testa e non aspettiamo che ci dicano bravi, o che ci battano le mani e nemmeno che ci ringrazino, perché “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare”. Il modo in cui serviamo è un test vocazionale fondamentale per ognuno di noi. Tu conosci gli “Scritti” di san Francesco e sai quanto san Francesco parli della nostra vita come di un servizio reciproco, il servizio di lavarci i piedi gli uni gli altri. Ho ricordato proprio all’inizio dell’omelia che la sua conversione è iniziata col servizio misericordioso ai lebbrosi.
È un servizio fatto però con un cuore nobile, non con un cuore servile. Quando abbiamo un cuore servile noi ci mettiamo a servizio dei grandi di questo mondo per avere in cambio qualche vantaggio, ma quando abbiamo un cuore nobile noi ci mettiamo al servizio di coloro che non possono darci niente in cambio e sono l’immagine di Gesù. Carissimo fra Ayman, io ti auguro di avere un cuore nobile e per questo capace di servire gli umili e i poveri, alla scuola di san Francesco.
6. Se la vocazione è dono di Dio la nostra risposta ha il valore dell’ “Eccomi” che hai pronunciato poco fa!
Poco fa, durante l’appello il diacono ti ha chiamato per nome – carissimo fra Ayman – e tu hai risposto “Eccomi!” E hai dato questa risposta nel luogo dell’ “Eccomi!” più importante della storia, in cui si sono incontrati l’ “Eccomi” del Figlio eterno del Padre e l’ “Eccomi” della giovane Maria di Nazareth. Hai pronunciato il tuo “Eccomi” nel luogo dove la Parola si è fatta carne e la nostra salvezza è diventata possibile, proprio grazie all’ “Eccomi” di Maria, di questa tua concittadina di 2000 anni fa.
7. “Eccomi” che cosa vuol dire allora? Vuol dire:
- Signore, sono a tua disposizione con tutta la mia persona, con tutta la mia libertà e volontà, che depongo nelle tue mani con il voto di obbedienza;
- Sono a tua disposizione con tutti i miei beni e i miei doni, che desidero condividere e restituirti con il voto di povertà e l’impegno a vivere senza appropriarmi di nulla;
- Sono a tua disposizione con tutto il mio cuore e il mio corpo, che desidero offrirti nel voto di castità per amarti sopra ogni cosa e manifestare al mondo che il tuo amore ci porta dentro l’eterno amore di Dio.
- “Eccomi” vuol dire: Signore, sono a tua disposizione con i sogni e i desideri che mi porto dentro, e con la consapevolezza dei miei limiti e delle mie fragilità, che affido alle tue mani.
- “Eccomi” vuol dire: faccio mia la tua proposta, per sempre, anche se il tempo in cui viviamo crede che un impegno per sempre non sia ragionevole perché limita la libertà personale.
8. “Eccomi!” è anche il senso profondo del gesto che compirai al momento dell’offertorio, quando metterai sull’altare la formula di professione, scritta con le tue mani e pronunciata con le tue labbra. Gesto che vorrà dire: ci sto, al punto che unisco l’offerta della mia vita all’offerta della tua vita. Non voglio tenere per me niente di me, perché desidero essere accolto da te, che ti sei donato tutto per me.
9. Nel fare questo passo, carissimo Ayman, ricordati anche che non sei solo:
- C’è la tua famiglia, i tuoi genitori, che ti accompagnano oggi con un amore particolare, che è il frutto maturo dell’amore col quale ti hanno dato la vita;
- C’è una fraternità che ti accoglie come dono di Dio e nella quale tu trovi il dono di molti fratelli;
- C’è la comunità cristiana, la Chiesa, che si stringe attorno a te con affetto materno e con gioia;
- Ci sono gli angeli e i santi, S. Francesco che per primo ha percorso questa via, la vergine Maria regina del nostro Ordine, che ti accompagnerà con tenerezza materna; tutti i Santi, questa sera sono qui che pregano con noi e pregano per te;
- C’è la SS. Trinità che opera nella tua vita: il Padre che ti attira a seguire le orme del suo Figlio Gesù; il Figlio che ti prende per mano e ti accompagna passo dopo passo; lo Spirito Santo che ti mette in cuore la capacità di seguire le orme di Gesù, perché ti mette in cuore il suo stesso amore.
Perciò, carissimo fra Ayman, compi questo passo consapevole di quanto sia importante, ma anche sereno, fiducioso e con tanta gioia, perché stai rispondendo all’amore del Signore.
Fra Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Following Jesus in the gift of life
Nazareth, 1 October 2016 Solemn Profession of Br. Ayman Bathesh
1. Dear Brother Ayman, Dear sisters and brothers, May the Lord give you Peace!
In his Testament, this is the way in which Francis of Assisi speaks about the beginning of his vocation:
"The Lord granted me, Brother Francis, to begin to do penance in this way: While I was in sin, it seemed very bitter to me to see lepers. And the Lord Himself led me among them and I had mercy upon them. And when I left them that which seemed bitter to me was changed into sweetness of soul and body; and afterward I lingered a little and left the world" (Test 1-3).
Francis describes this change of mentality and life with a few simple words: "to follow the footprints of Our Lord Jesus Christ", or else: "to observe the Holy Gospel of Our Lord Jesus Christ by living in obedience, without anything of one's own, and in chastity" (RegB I,1).
This is the form of life that the young Francis discovered eight centuries ago. It is the same form of life that you - dear Brother Ayman - will embrace today. You will do so once and for all, along the entire span of your life.
2. Let us now be guided by the Word of God which we have just heard, in order to understand better the meaning of the call to follow Jesus. We can summarize this experience in three words: gift, faith and service.
3. First and foremost the word gift. The second reading, taken from the Second Letter of Saint Paul to Timothy, reminds us that vocation is a gift: "I remind you to fan into flame the gift of God, which is in you." Every vocation is first and foremost always a gift of God. At the same time every vocation also needs to be kept alive every day, through our own personal decision, through our daily "Yes" to the Lord. Our "Yes" is sometimes easy, but at times it costs us dearly. At times it leads us to sing the Magnificat, like Mary, but at other times it guides us to stay with her beneath the cross, to continue to trust even during the hour of trial and suffering. May you truly always keep alive, every single day, the gift that the Lord has given you. May this gift grow in you every day and fill your heart with Franciscan joy.
4. The second word is faith, and it has been suggested to us by the prophet Habakkuk. Faith means trust and faithfulness at the same time, exactly as the First Reading suggests. It implies trust and faithfulness which lead one to persevere and wait for the realization of the Lord's promises even when one's situation is difficult and demanding. Trust and faith will lead you to persevere even in your response to the calling that the Lord has made to you. Trust and faith will make you experience a different quality of life.
5. The third word is service. Jesus Himself has spoken to us about it in a very explicit and direct manner in the Gospel that we have just heard and in many other Gospel texts. We are called to live our vocation as a service in such a way that we must never raise our head to expect others to tell us how capable we are, or to expect their applause or even their thanks, for the simple reason that "we are unworthy servants who have simply done our duty." The way in which we serve is a fundamental vocational test for each and every one of us. You know the "Writings" of Saint Francis, and you also know how Saint Francis speaks about our life as a reciprocal service, namely as the service of washing one another's feet. At the beginning of my homily I reminded that Francis' conversion began with his merciful service to the lepers.
But remember that the young Francis did his service with noble heart, not with a servile one. When we have a servile heart we place ourselves at the service of the powerful and great of this world in order to get some advantage in return, but when we have a noble heart we place ourselves at the service of those who cannot give us anything in return and who are the image of Jesus. Dear Brother Ayman, I wish that you will have a noble heart, and for this reason you will be able to serve the humble and the poor, at the school of Saint Francis.
6. If vocation is a gift of God, then our answer has the value of the expression "Here I am" which you have just pronounced! Some minutes ago, when the deacon has called you by name - dear Brother Ayman - you have answered "Here I am!" You have given this answer in the very place of the most important "Here I am" in history, where the "Here I am" of the eternal Son of the Father met the "Here I am" of the young Mary of Nazareth. You have uttered your "Here I am" in the place where the Word became flesh and where our salvation became possible, precisely thanks to the "Here I am" of Mary, your fellow citizen of two thousand years ago.
7. What does "Here I am" imply? It means:
- Lord, I am at your service with my whole person, with all my freedom and will, which I now place into your hands with the vow of obedience;
- I am at your service with all my possessions and all my gifts, which I desire to share and to give back to you with the vow of poverty and the commitment to live without anything I can call my own;
- I am at your service with my whole heart and body, which I desire to offer you through the vow of chastity in order to love you above all things and to show to the whole world that your love guides me into the eternal love of God.
- “Here I am” means: Lord, I am at your service with the dreams and desires that I carry in me, and with the awareness of my limits and fragility, which I entrust to your hands.
- “Here I am” means: I will always consider to be mine whatever you propose, even if the times we are living in do not believe that a life-long commitment is a reasonable thing to do, because it limits one's personal freedom.
8. “Here I am!" is also the profound meaning of the action that you will accomplish at the moment of the offertory, when you will place the document of your profession upon the altar, namely the document written with your own hands and pronounced with your own lips. This action means: I accept, to the point of uniting the offering of my life with the offering of Your life. I do not want to keep anything for me, because I desire to be welcomed by You, who have offered Yourself totally for me.
9. Dear Ayman, remember that you are not alone in taking this decision:
- There is your family, your parents, who are accompanying you today with a special love, which is the mature fruit of the love with which they have brought you to life;
- There is a fraternity which welcomes you as a gift of God and in which you find the gift of many brothers;
- There is the Christian community, the Church, which embraces you with maternal affection and joy;
- There are the angels and the saints, especially Saint Francis who was the first one to embark along this journey. There is the Virgin Mary, Queen of our Order, who will accompany you with maternal tenderness. There are all the Saints. All of them are here with us this evening. They are praying for us and for you;
- There is the Holy Trinity working in your life: the Father who attracts you to follow the footsteps of His Son Jesus Christ; the Son who takes you by your hand to accompany you in every step you take; the Holy Spirit who places in your heart the ability to follow the footprints of Jesus, by placing His same love into your heart.
Therefore, dear Brother Ayman, accomplish this step with full awareness of how important it is, but at the same time be full of peace, trust and abundant joy, because you are answering "Yes" to the love of the Lord.
Fr. Francesco Patton, ofm
Custos of the Holy Land