Tempo di conversione, riconciliazione e gratuità | Custodia Terrae Sanctae

Tempo di conversione, riconciliazione e gratuità

Mercoledì delle ceneri

Gl 2,12-18; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18

  1. Carissime sorelle, carissimi fratelli,

il Signore vi dia pace.

Il Mercoledì delle Ceneri è come l’ouverture di una sinfonia: come l’ouverture contiene tutti gi elementi musicali che poi si svilupperanno nella sinfonia, così la liturgia del mercoledì delle ceneri contiene tutti gli elementi essenziali che faranno parte del cammino verso la Pasqua e ci permette di percorrere i 40 giorni della quaresima con gioia e con impegno, sapendo che la meta del cammino è la partecipazione al rinnovamento universale che Gesù realizza con la sua risurrezione.

Da ognuna delle tre letture possiamo cogliere una parola che riassume un atteggiamento che ci aiuterà a vivere bene questo tempo di grazia che oggi iniziamo.

  1. La prima parola è conversione e la prendiamo dal profeta Gioele. Le parole del profeta Gioele, che abbiamo appena ascoltato e che ben si sposano con il rito austero dell’imposizione delle ceneri, contengono un invito a conversione, che ci fa comprendere come ai segni esteriori debba corrispondere un profondo cambiamento interiore: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male» (Gl 2,12-13). La conversione non è un cambio di vestito ma è un profondo cambiamento del cuore. Se mi permettete un paragone chirurgico la conversione non è un’operazione di chirurgia plastica ma un trapianto di cuore; è un passare dal nostro vecchio cuore egoista al cuore di Cristo che sa amare fino al dono di sé.
  1. La seconda parola da fissare nella memoria è riconciliazione. Nel brano tratto dalla “Seconda lettera ai Corinti”, l’apostolo Paolo ci illustra il senso del cammino di conversione quaresimale, che è la riconciliazione con Dio, e ci proietta già verso il Venerdì Santo e il mistero della croce, attraverso il quale il Padre dona il suo Figlio unigenito per la nostra riconciliazione e giustificazione: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2 Cor 5,20-21). A noi la riconciliazione con Dio – potremmo dire – non è costata nulla, ma a Gesù è costata la vita.

Riconciliati con Dio noi siamo ora chiamati a vivere in modo nuovo il nostro impegno di vita cristiana. Di fronte all’amore di chi prende su di sé il nostro peccato noi siamo chiamati a rispondere col dono di noi stessi. Di fronte a chi dona la sua vita per riconciliarci al Padre ora noi siamo chiamati a vivere la riconciliazione anche tra di noi. Se c’è qualche persona verso la quale conserviamo rancore o con la quale non siamo in pace, il tempo della quaresima deve servire per portarci a riconciliazione. Ma anche se c’è qualche peccato che ci portiamo dentro magari da anni e non abbiamo mai avuto il coraggio di consegnarlo a Dio, è arrivato il momento di accogliere il suo invito a lasciarci riconciliare con Lui.

  1. La terza parola importante questa sera è: gratuità. Per tre volte abbiamo sentito Gesù ripetere che dobbiamo fare tutto “nel segreto”. Gesù sottolinea che le dimensioni penitenziali tipiche della quaresima, cioè l’elemosina (cioè la misericordia), la preghiera e il digiuno vanno vissute senza nessuna ostentazione e senza pubblicità.

Perché questa insistenza di Gesù sul vivere nel segreto l’elemosina, la preghiera e il digiuno? Perché se nelle dimensioni fondamentali della nostra vita cristiana evitiamo ogni forma di ostentazione, allora potrà emergere la gratuità dell’amore che deve animare questi gesti: amore per Dio nella preghiera, che ci porta a riscoprire il nostro essere sue creature attraverso il digiuno, per aprirci alla solidarietà, alla condivisione e alla misericordia attraverso l’elemosina.

Un grande Padre della Chiesa, San Pietro Crisologo (IV sec.), in un suo discorso ha spiegato molto bene il legame indissolubile tra questi tre aspetti della vita cristiana: “Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. […] Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica. Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti” (Disc. 43; PL 52, 320).

  1. Conversione, riconciliazione e atti segreti di penitenza – che si trasformano poi in atti gratuiti d’amore – hanno però bisogno ancora di qualcosa, hanno bisogno di essere vissuti in modo profondamente personale e interiore ma al tempo stesso anche comunitario e concreto. Nella vita cristiana, la dimensione personale non esclude mai quella comunitaria, ne è anzi lo sbocco naturale. E la dimensione interiore, se non trova il modo di incarnarsi in qualcosa di concreto, è sterile.

Cerchiamo allora di fare questo cammino quaresimale in modo profondamente personale; ma cerchiamo anche di condividere questo cammino quaresimale con la nostra comunità e con la Chiesa universale. Cerchiamo di vivere questo cammino in modo profondamente interiore, ma cerchiamo anche di vivere questo cammino in modo concreto.

  1. Chiediamo la grazia che si realizzi ciò che domandiamo nella preghiera di benedizione delle ceneri che faremo tra poco: “O Dio, che hai pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, ascolta con paterna bontà le preghiere del tuo popolo e benedici questi tuoi figli che riceveranno l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio”. È questo il cammino che vogliamo percorrere in questi 40 giorni, guidati dalla Parola di Dio, sostenuti dalla preghiera e dal digiuno, impegnati nella misericordia.