Testimoni credibili di un mondo nuovo | Custodia Terrae Sanctae

Testimoni credibili di un mondo nuovo

V domenica Tempo Ordinario Anno A

Continua la collaborazione tra VITA TRENTINA  e fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa nella rubrica "In ascolto della Parola". 

«Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo». Mt 5,13.14

Is 58,7-10; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

I capitoli del vangelo di Matteo che stiamo leggendo in queste Domeniche hanno una loro unità interna data dalla tematica del Regno dei cieli. Gesù ha proclamato che bisogna convertirsi perché questo Regno si sta avvicinando. Poco dopo ne ha promulgato la “carta costituzionale”: le beatitudini. Questa domenica ci chiarisce che senso abbia aderire a questo Regno e testimoniarlo. A partire da domenica prossima comincerà a promulgare anche le “norme di attuazione” della costituzione del Regno e poi, pian piano, ci offrirà gli strumenti per vivere in questo nuovo Regno.

Il senso della nostra adesione alla proposta di Gesù, che diventa poi testimonianza, è sintetizzabile nelle parole conclusive del brano: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). A Gesù sta a cuore la nostra felicità, la felicità del mondo intero, e questa felicità si attua nel rendere gloria al Padre con tutta la propria vita, come Gesù stesso realizza la propria vita nel compiere la missione affidatagli dal Padre. Il discepolo, a stretto contatto con il Cristo, s’imbeve della sua “luce” e si insaporisce del suo “sale”. Nella testimonianza della vita e della parola trasmette questa luce e questo sapore, così da poter comunicare ad altri il senso di un’esistenza luminosa e gustosa.

Nella prospettiva biblica la testimonianza riguarda tutta la vita: l’agire pratico, l’agire sociale, l’agire politico. Su questi aspetti ci fa riflettere in modo inequivocabile la tradizione profetica, che non si esercita nell’arte degli oroscopi, ma nella predicazione della giustizia sociale come atto di autentico culto, di autentica religiosità: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58,9-10).

Uno spunto finale in tema di testimonianza ci viene anche dalla seconda lettura; Paolo ricorda ai Corinzi la qualità e le modalità della sua testimonianza che si modella sulla testimonianza del Cristo. Non cerca parole sottili e sapienti né gesti straordinari e potenti, perché sarebbero in contrasto col messaggio che propone: la stoltezza e la debolezza della croce di Cristo. Lo stesso Francesco d’Assisi, giunto al termine della vita, ribadendo di non aver bisogno d’altro, dirà semplicemente: “Conosco Cristo povero e crocifisso” (2 Cel 105: FF 692).

Questa domenica domandiamo a noi stessi fino a che punto abbiamo aderito a Gesù Cristo e se stiamo riflettendo la sua luce e trasmettendo il sapore del Vangelo. Non nascondiamoci dietro la scusa che siamo deboli e fragili perché – ce l’ha ricordato san Paolo – la potenza e la sapienza di Dio si manifestano anche nella nostra debolezza e fragilità.

di fr. Francesco Patton, ofm

Custode di Terra Santa

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