Una vita fondata nella relazione col Cristo | Custodia Terrae Sanctae

Una vita fondata nella relazione col Cristo

S. Ignazio di Loyola

Dt 30,15-20; Sal 1; 1Tm 1,12-17; Lc 9,18-26

Eccellenze, carissimi membri della Compagnia di Gesù, Carissime sorelle, carissimi fratelli,

il Signore vi dia pace!

1. Ho conosciuto Sant’Ignazio attraverso un suo grande discepolo, il Cardinal Carlo Maria Martini, un grande innamorato della Bibbia, della Terra Santa e di Gerusalemme, che ha educato la mia generazione a nutrirsi della Parola di Dio per dare un fondamento solido alla propria esistenza. 
Quando ero un giovane frate studente di teologia, le riflessioni bibliche di questo grande uomo di Chiesa, hanno costituito per me un nutrimento esistenziale e vocazionale costante, e mi hanno formato dal punto di vista del contenuto e dal punto di vista del metodo. 
È attraverso i suoi corsi di esercizi che ho conosciuto anche la figura di Sant’Ignazio. Uno si intitolava “Due pellegrini per la Giustizia”, e metteva in parallelo la vicenda del patriarca Giuseppe e quella di Ignazio. Era un corso di esercizi particolarmente significativo, perché rileggeva tutta l’esistenza e la vicenda del patriarca Giuseppe e quella di Sant’Ignazio secondo la categoria del pellegrinaggio.

2. In questa Eucaristia, ovviamente, noi non celebriamo la figura di Sant’Ignazio di Loyola, ma celebriamo ciò che Dio ha operato nella vita di Sant’Ignazio di Loyola e attraverso la sua persona. Non dimentichiamo mai il suo insegnamento, così distante dall’attuale cultura egocentrica e narcisista, che tutta la nostra esistenza e tutto ciò che facciamo nella nostra vita dev’essere “ad majorem Dei gloriam”.

3. Alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, vorrei proporre tre semplici pensieri che possono aiutarci a impostare anche la nostra vita sull’esempio di Sant’Ignazio: 1) il principio e fondamento della nostra vita e vocazione è nella scelta che Gesù ha fatto nei nostri confronti, dandoci fiducia nonostante tutto (1Tm 1,12-17); 2) il senso della nostra vita sta dentro la relazione con Gesù e nella sequela di Lui lungo la via della croce (Lc 9,18-26); 3) la Parola di Dio ci educacontinuamente a operare quel discernimento necessario per scegliere Lui nelle situazioni concrete della nostra vita e in Lui trovare la vita (Dt 30,15-20). Proviamo a ripercorrere sinteticamente questi tre passaggi.

4. Anzitutto il principio e fondamento della nostra vita e vocazioneesso sta tutto in un atto libero di elezione, colmo di amore misericordioso, che Dio ha manifestato nei nostri confronti
Il brano ascoltato come seconda lettura ci presenta l’Apostolo Paolo, giunto ormai nell’età della maturità, e capace, con uno sguardo retrospettivo riconoscente, di descrivere l’intervento di Gesù Cristo nella sua vita come un intervento sorprendente, misericordioso, esemplare. È questo intervento di Gesù Cristo ad aver dato solidità alla vita e alla vocazione di Paolo: “Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia… e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù… per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna”
Di conseguenza, se il protagonista della mia vita, della mia vocazione e anche di ciò che per sua grazia sono diventato e faccio è Gesù Cristo, allora non posso né montarmi la testa, né appropriarmi di meriti che appartengono a Dio: “Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen”
Mi pare che questa parola ben descriva anche il fondamento della vita, della vocazione e della esemplarità di Sant’Ignazio, così come emerge nella sua breve autobiografia. Credo che sia utile anche per noi, perché un po’ di egocentrismo e di narcisismo è facile che si insinui anche nel nostro modo di guardare a noi stessi. 
Può esserci utile a questo proposito porci una domanda: in quali esperienze concrete ho sperimentato questo intervento misericordioso di Gesù Cristo dentro la mia vita? In che modo la misericordia che mi è stata usata ha plasmato la mia vita e la mia vocazione? Che esperienza ho del sentirmi rafforzato dalla grazia, dalla fede e dalla carità che Gesù Cristo ha dimostrato nei miei confronti in termini personali?

5. La seconda sottolineatura la colgo nel brano evangelico che abbiamo ascoltato, che ci ricorda come il senso della nostra vita sta nella relazione con Gesù e nel seguirlo lungo la via della croce. È un brano molto denso, contiene la famosa domanda di Gesù: “Le folle chi dicono che io sia, ma voi chi dite che io sia?”. Cui segue la risposta Pietro: “Il Cristo di Dio”. Poi viene la prima predizione della passione, morte e risurrezione e l’invito alla sequela radicale: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”
Questa chiamata a seguire Gesù in modo radicale Sant’Ignazio l’ha percepita come una chiamata personale, prima ancora di fondare la Compagnia. L’ha percepita come una chiamata che gli permetteva di dare un senso anche a tutte le esperienze difficili che gli capitavano. Questo emerge in modo costante nella sua autobiografia. È illuminante, a questo proposito, un fatto avvenuto qui a Gerusalemme e che Ignazio racconta in terza persona. L’episodio si colloca subito dopo che il Custode di allora ha notificato a Ignazio che non potrà rimanere a Gerusalemme, come era suo desiderio, ma dovrà imbarcarsi per rientrare in Europa. 
Ignazio sente un forte desiderio di visitare il Monte degli Ulivi e Betfage e lo fa senza avvisare i frati: “Quando i frati del convento seppero che se n’era andato via senza alcuna guida, si misero a cercarlo con premura. Così, mentre egli scendeva dall’Oliveto, si imbatté in un ‘cristiano della cintura’ che prestava servizio nel convento: armato di un grosso bastone e tutto furente, minacciava di dargliele. Avvicinatosi, lo afferrò violentemente per un braccio; il pellegrino si lasciava condurre senza alcuna resistenza, ma quel brav’uomo non lo mollò più. Mentre percorreva quella strada, sempre tenuto stretto dal servo del convento, ricevette grande consolazione da nostro Signore: gli pareva di vedere Cristo continuamente sopra di sé. E questa consolazione perdurò, con grande intensità, fino al suo arrivo al convento” (Autobiografia 48). 
In tutte le successive avversità Ignazio non si lamenterà mai, compreso quando sarà processato, ma si sentirà sempre solidale col Cristo “legato e condotto via” (Autobiografia 52), che cammina sulla via della croce. 
Anche su questo secondo aspetto trovo utile che ci poniamo qualche domanda: chi è Gesù per noi? Quale posto occupa nella nostra vita? e quale esperienza abbiamo del saper leggere le difficoltà della nostra vita e vocazione sentendo di essere con Gesù sulla via della croce? Sentendoci in sua compagnia? E sentendoci consolati dentro questa esperienza?

6. La terza sottolineatura la accenno appena: la prima lettura tratta dal Libro del Deuteronomio e il Salmo responsoriale ci presentano l’opzione tra la vita e la morte. La vita sta nel scegliere di camminare sulla via della Parola di Dio, la morte nel voltare le spalle a Dio e alla sua Parola. Oggi più che mai mi pare essenziale e necessario che il nostro discernimento sia ancorato alla Parola di Dio. Certamente non possiamo disprezzare il contributo che oggi le varie scienze ci offrono, ma alla fine, anche oggi, è la Parola di Dio ad indicarci la via della vita. È ancora la parola di Dio ad essere istanza critica nei confronti dei nuovi idoli che tendono a confondere la nostra coscienza, a distogliere il nostro cammino, a disorientare la nostra vocazione. 
Nel suo capolavoro di discernimento, che sono gli Esercizi Spirituali, sant’Ignazio ci insegna che occorre saper scegliere da che parte stare, occorre sapersi schierare sotto la bandiera del Re eterno e occorre farlo con la dedizione di tutta la persona e per una vita intera, dentro una forma concreta di vocazione e nelle circostanze concrete della vita di tutti i giorni. 
Il discernimento autentico non porta alla scelta del giusto mezzo, della mediocrità, ma porta a vivere la radicalità del Vangelo fino al dono di sé. Chiediamoci se nella vocazione a cui siamo stati chiamati abbiamo questa capacità di scegliere ogni giorno di seguire il Signore Gesù e la sua Parola, se sappiamo essere radicali in questo.

7. Che il Signore Gesù faccia fare a ognuno di noi un’esperienza intensa e personale della sua misericordia, che ci doni la grazia di camminare in sua compagnia sulla via della croce, che ci educhi quotidianamente a discernere e scegliere la via del Vangelo, che è la via della vita. E che Maria nostra madre, avvocata e regina vegli sul nostro cammino. Amen.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custode di Terra Santa

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A life founded upon relationship with Christ

Dt 30,15-20; Ps 1; 1Tm 1,12-17; Lk 9,18-26

Excellencies, dear members of the Company of Jesus, dear brothers and sisters,
May the Lord give you peace!

1. I have known about Saint Ignatius through his great disciple, Cardinal Carlo Maria Martini, a great lover of the Bible, of the Holy Land and of Jerusalem. It was he who educated my generation and taught us how to nourish ourselves with the Word of God in order to give a solid foundation to our own existence.
When I was a young friar studying theology, the biblical reflections of this great Churchman have constituted for me a constant existential and vocational nourishment, and have formed me both in content and method.
It is through his courses of spiritual exercises that I came to know the figure of Saint Ignatius. One course was entitled “Two pilgrims for Justice”, and placed on parallel lines the story of the patriarch Joseph and that of Ignatius. It was a course of spiritual exercises that conveyed a particular significance for me, since it was an interpretation of the entire existence and story of the patriarch Joseph and of Saint Ignatius according to the category of pilgrimage.

2. As we all know, in this Eucharist we are not celebrating the figure of Saint Ignatius of Loyola, but in fact we are celebrating the marvellous deeds that God worked through the life of Saint Ignatius of Loyola and through his person. We shall never forget his teachings, so distant from the present egocentric and narcissistic culture. Indeed, he taught us that all our existence and everything we do in our life should be done “ad majorem Dei gloriam”.

3. In the light of the Readings that we have heard today, I would like to propose three simple thoughts that can help us to build our life on the example of Saint Ignatius: 1) the principle and foundation of our life and vocation consists in the choice that Jesus made when he called us and placed His trust in us, in spite of everything (1Tm 1,12-17); 2) the meaning of our life is found within our relationship with Jesus and in our following Him along the way of the cross (Lk 9,18-26); 3) the Word of God educates us continually to carry out the necessary discernment in order to choose Him in the concrete situations of our life and to find our life in Him (Dt 30,15-20). Let us now try to summarise these three passages.

4. First and foremost, the principle and foundation of our life and vocation is found in a free act of election, full of merciful love that God has manifested towards us.
The text that we heard as a second reading presents to us the Apostle Paul, who had arrived at the full maturity of age, and who was capable of looking back with gratitude when describing the way that Jesus Christ intervened in his life in a surprising, merciful, and exemplary manner. This intervention of Jesus Christ gave solidity to the life and vocation of Paul:
“I thank Christ Jesus our Lord, who has given me strength. By calling me into His service he has judged me trustworthy, even though I used to be a blasphemer and a persecutor and contemptuous. Mercy, however, was shown me... the grace of our Lord filled me with faith and with the love that is in Christ Jesus... and if mercy has been shown to me, it is because Jesus Christ meant to make me the leading example of His inexhaustible patience for all the other people who were later to trust in Him for eternal life.”
As a consequence, if the protagonist of my life, of my vocation and also of whatever I have become and can accomplish through grace is Jesus Christ, then I must not lift up my head, nor appropriate those merits that pertain to God: “To the eternal King, the undying, invisible and only God, be honour and glory for ever and ever. Amen.” 
It seems to me that this word also describes very well the foundation of life, vocation and the example given by Saint Ignatius, as is so evident in his brief autobiography. I think that it is also useful for us, since we can easily become at times egocentric and narcissistic in our way of looking at ourselves. 
It might be useful at this stage to ask ourselves a question: in which concrete experiences have I experimented this merciful intervention of Jesus Christ in my own life? In what way has mercy been used in such a way as to shape my life and my vocation? What experience do I have of feeling myself strengthened by the grace, faith and charity that Jesus Christ has shown me in personal terms?

5. The second underlining element is found in the Gospel text we have heard, which reminds us how the meaning of our life is found in our relationship with Jesus and in our following Him along the way of the cross. It is a very profound text, since it contains the famous question of Jesus: “Who do the crowds say I am?” The answer of Peter is as follows: “The Christ of God.” Next comes the first announcement of His passion, death and resurrection and the invitation to a radical following: “If anyone wants to be a follower of mine, let him renounce himself and take up his cross every day and follow Me. Anyone who wants to save his life will lose it, but anyone who loses his life for My sake will save it.”
Saint Ignatius understood this calling to follow Jesus in a radical way as a personal calling, even before he founded the Company. He perceived it as a calling that permitted him to give meaning also to all the difficult experiences that befell him. This fact emerges in a constant manner in his autobiography. Regarding this, there is an episode that occurred here in Jerusalem, which enlightened Ignatius and which he narrates in the third person. The episode occurred immediately after the Custos of that time notified Ignatius that he could not remain in Jerusalem, as he had wished to do, but that he had to board a ship and return to Europe.
Ignatius felt a strong desire to visit the Mount of Olives and Bethfage, and he did so without notifying the friars. “When the friars of the monastery came to know that he had gone without a guide, they went to look for him most earnestly. Thus, while he was coming down from the Mount of Olives, he met a ‘Christian of the cord’ who was giving service in the monastery. This man was armed with a large stick and he was fuming with rage and threatened to hit him. He approached him and grabbed him violently by the arm; the pilgrim let himself be led back without offering the least resistance, but that rough man did not seem to want to let go of him. While he was going along the road, always being held captive by the servant of the monastery, he received a great consolation from our Lord: it seemed that he was seeing Christ continually above him. This consolation continued, with great intensity, until he arrived at the monastery” (Autobiography 48).
Ignatius never lamented in any of his subsequent adversities, including the moment when he faced a trial, but he always felt himself to be one with Christ “bound and led away” (Autobiography 52), and walking along the way of the cross.
Regarding this second aspect, I find it useful that we also ask some questions: who is Jesus for us? What place does He occupy in our life? What kind of experience do we have regarding the way we interpret the difficult moments of our lives and vocations, and whenever we feel we are alongside Jesus on the way of the cross? Do we feel ourselves in His company? Are we consoled by remaining within this experience?

6. We shall just briefly hint at the third underlining element: the first reading from the Book of Deuteronomy and the responsorial Psalm show us the option between life and death. Life consists in choosing to walk along the path of the Word of God, while death consists in turning away from God and from his Word. Nowadays, more than ever before, it seems to me to be essential and necessary that our discernment be anchored in the Word of God. Certainly, we cannot despise the contribution that the various sciences offer us today, but even in our time, it is the Word of God that can indicate to us the way of life. It is always the Word of God that must be the critical and central event that helps us face new idols that tend to confuse our conscience, to draw us away from our journey, to disorient our vocation.
In his masterpiece of discernment namely the Spiritual Exercises, Saint Ignatius teaches us that it is necessary to know how to choose which part we must stay with. We need to know how to rally under the banner of the eternal King and we should do so with the offering of our entire person and for the entire span of our life, within a concrete form of vocation and in the concrete circumstances of daily life.
Authentic discernment does not lead to the choice of just means, of mediocrity, but it leads us to live the radicalism of the Gospel to the point of offering our own selves. Let us ask ourselves whether, in the vocation to which we have been called, we have this ability to choose day by day to follow the Lord Jesus and His Word, and whether we know how to be radical followers.

7. May the Lord Jesus make each and every one of us capable of enjoying an intense and personal experience of His boundless and everlasting mercy. May He give us the grace to walk in His company along the way of the cross. May He educate us daily to discern and to choose the way of the Gospel, which is the way of life. May Mary our Mother, be our Advocate and Queen and keep watch over our journey. Amen.

 

Fr. Francesco Patton, ofm
Custos of the Holy Land