Una vita unificata dall’amore | Custodia Terrae Sanctae

Una vita unificata dall’amore

Omelia Festa di S. Elisabetta

Sir 26,1-4; Sal 33; 1 Tm 5,3-10; Mt 25,31-40

Carissime sorelle, carissimi fratelli,

il Signore vi dia pace!

1. La vita di santa Elisabetta è stata una vita molto breve (1207-1231), appena 24 anni, ma molto intensa. Una vita dove risulta evidente che a fare la differenza non è il poter vivere a lungo, ma il poter vivere in modo significativo. La vita di santa Elisabetta è stata soprattutto una vita unificata dall’amore per Gesù Cristo. Ha compiuto un percorso breve ma intensissimo, che l’ha portata ad attraversare tutte le esperienze di vita che una donna cristiana può fare: è stata moglie, è stata madre, è rimasta vedova, si è consacrata al Signore. In tutte queste esperienze è l’amore per Cristo ad unificare la sua vita. Un amore intenso, un amore radicale, un amore che supera ogni conflitto di interesse e traduce in esperienza di vita e in scelte di vita la parola del Vangelo. Una delle sue ancelle racconterà una breve preghiera fatta da Elisabetta dopo la morte del marito e dopo essere stata cacciata dal castello di Wartburg: “Come tu, Signore, vuoi essere con me, così anch’io voglio essere con te e non voglio separarmi mai da te” (DQA 89).

2. Quando è sposata il suo amore coniugale trova la sorgente nel suo amore all’Eucaristia e al Crocifisso. Come testimonia il suo confessore Corrado di Marburgo (Lettera a papa Gregorio IX, anno 1232; A. Wyss, Hessisches Urkundenbuch I, Lipsia 1879, 31-35), Elisabetta vive con tale intensità la propria relazione con Cristo nella preghiera, che è difficile trovare la stessa intensità perfino tra le contemplative in monastero. E la qualità della sua vita cristiana è tale che lei trova nel marito Ludovico il primo a sostenerla e difenderla e a condividere le sue scelte nel suo smisurato amore per i poveri, nei quali vede l’incarnazione del Signore. 
Così testimoniano Guda e Isentrude, due delle sue quattro ancelle: “con il marito visse lodevolmente in matrimonio, amandosi con affetto meraviglioso, esortandosi a vicenda e incoraggiandosi dolcemente alla lode di Dio e al suo servizio. Suo marito, infatti, benché dovesse necessariamente provvedere ai beni temporali secondo le necessità dei suoi principati, tuttavia, avendo sempre davanti agli occhi il timore di Dio, concesse segretamente alla beata Elisabetta libera facoltà di compiere tutte quelle cose che spettano all’onore di Dio, incoraggiandola alla salvezza dell’anima” (DQA 76-77).

3. Quando vive la maternità, la sua non è una maternità gelosa, possessiva, chiusa. Tutt’altro. Fin dalla nascita depone sull’altare i suoi figli, sull’esempio della Vergine Maria che porta Gesù al Tempio, per ricordare a se stessa che i figli sono dono di Dio e a lui appartengono. E la sua maternità è così profonda che sente come figli suoi tutti i bambini poveri, orfani e malati ai quali apre le porte di casa. E la sua maternità viene percepita da loro, al punto che quando li visita o li accoglie al castello, loro le corrono incontro e la chiamano: “mamma” (DQA 62). Nell’esperienza della maternità, per Elisabetta, c’è l’esperienza di accogliere Gesù che continua a farsi piccolo nei piccoli.

4. Quando resta vedova, appena ventenne e con tre figli piccoli e le viene riportata la salma del marito morto a Otranto nel 1227, mentre si recava alla VI crociata, una delle sue ancelle racconta che “Elisabetta esclamò in lacrime: «Signore, ti ringrazio perché, nella tua misericordia, mi hai dato la grande consolazione di rivedere le ossa del mio consorte, come ho tanto desiderato. Tu sai quanto io l’ho amato. […]. Se potessi riaverlo con me, darei in cambio tutto il mondo, anche se dovessi andare mendicando insieme a lui. Ma tu sei testimone che io non vorrei riscattare la sua vita neppure con un solo capello, se ciò fosse contro la tua volontà. Ora io raccomando lui e me alla tua grazia. Quanto a noi sia fatta la tua volontà»” (DQA 96).

5. Cacciata di casa dai parenti del marito che non vedono di buon occhio il suo impegno caritativo, Elisabetta cerca di provvedere ai figli e si consacra totalmente al Signore facendo voto di castità. Sono ancora le sue ancelle a raccontare la sua determinazione: “È tanto ferma la mia fiducia nel Signore, il quale sa che il mio voto di conservare la castità, già emesso quando era vivo il mio consorte, è scaturito da un cuore puro e sincero. Confidando nella sua misericordia, sono certa che egli salvaguarderà la mia castità contro qualsiasi umano progetto e violenza, poiché, dopo il transito del mio consorte, ho promesso la castità totale” (DQA 93). E abbracciando la castità assieme alle sue ancelle si dedicherà da lì in avanti al servizio dei poveri e degli ammalati, per i quali aveva fondato il primo ospedale intitolato a san Francesco d’Assisi. Anche in questa esperienza caritativa, di incarnazione del vangelo che abbiamo ascoltato, ciò che emerge è il suo amore per Gesù che si rende presente nei poveri.

6. Cosa ci insegna perciò la breve vita di santa Elisabetta d’Ungheria? Ci insegna che a rendere piena la nostra vita è proprio l’amore per Gesù Cristo. Ci insegna che a unificare la nostra vita è l’amore per Gesù Cristo. Ci insegna che in ogni vocazione ciò che ci deve guidare è ancora l’amore per Gesù Cristo. La relazione di amore con Gesù Cristo, che Elisabetta coltiva in modo intenso nella preghiera, nella partecipazione alla liturgia e nella meditazione del Vangelo, è ciò che sostiene Elisabetta e la aiuta a essere una moglie che ama il marito e i figli, una vedova che non rimane travolta dalla perdita del marito, una madre che sa provvedere ai figli, una consacrata che si dedica interamente a incarnare il vangelo della carità verso i poveri e gli ammalati.
Che il Signore doni anche a ciascuno di noi la grazia di fare questa esperienza di vivere una vita unificata dall’amore. A qualsiasi scelta di vita Lui ci chiami è solo l’amore per Lui a rendere piena la nostra vita. E non importa quanto a lungo viviamo, ma quanto intensamente amiamo il Cristo, che ci ha amati fino a dare la sua vita per noi.


Fr. Francesco Patton OFM
Custode di Terra Santa