Sap 7,7-14; dal Sal 39; Ef 4,7.11-15; Mc 16,15-20
Carissime sorelle, carissimi fratelli,
Il Signore vi dia Pace!
- Celebriamo oggi, nonostante la pandemia, con gioia e solennità, la festa di sant’Antonio di Padova, proclamato patrono della Custodia di Terra Santa esattamente 100 anni fa, dal Custode Ferdinando Diotallevi con l’approvazione del Discretorio, il 12 giugno 1920. Il 13 giugno del 1920 avvenne la consacrazione della Custodia a S. Antonio, qui nella chiesa di San Salvatore, cosa che rinnoviamo solennemente ogni anno anche noi. Infine, sempre nel 1920, il 28 luglio, papa Benedetto XV confermò questo atto di consacrazione con un solenne decreto firmato dal Cardinal Antonio Vico, Prefetto della Congregazione dei Riti.
- La protezione del Santo fu invocata in tempi veramente difficili per i frati della Custodia, dopo aver rischiato più volte di essere deportati, dopo aver subito una terribile invasione di cavallette e dopo aver scampato il pericolo che lo stesso convento di San Salvatore fosse fatto saltare in aria. Era appena finita una guerra terribile, la cosiddetta Grande Guerra che aveva fatto circa 20 milioni di morti tra militari e civili ed era appena cessata la terribile pandemia dell’influenza spagnola che aveva fatto più morti della guerra stessa: 50 milioni.
Era a rischio la stessa sopravvivenza della Custodia. E invece da lì in poi ci fu una nuova fioritura testimoniata dalla ricostruzione di buona parte dei Santuari che custodiamo e dalla nascita di una istituzione prestigiosa come lo Studio Biblico Francescano della Flagellazione e la nascita della rivista di Terra Santa.
- A distanza di 100 anni siamo qui a dire grazie ancora oggi a sant’Antonio che continua a intercedere per noi presso “l’Altissimo, Onnipotente e Buon Signore” e a essere strumento della protezione del Signore sulla Custodia, come abbiamo visto durante la pandemia ancora in corso, che non ha mietuto vittime tra i nostri frati e ha in gran parte risparmiato anche le popolazioni delle quali noi siamo a servizio.
All’inizio di marzo avevo invitato tutti i frati della Custodia a recitare quotidianamente la preghiera a Sant’Antonio che recitiamo in occasione del rinnovo del voto, adattata all’attuale pandemia. Non è un atto superstizioso e ingenuo, non è nemmeno una devozione anacronistica e fuori del tempo, è invece un atto di fede nella comunione dei santi, è l’espressione di una consapevolezza, che i santi, come ci ricorda il prefazio del 1° novembre ci sono donati “come amici e modelli di vita”. Da parte nostra invocare l’intercessione dei santi è un atto di fede, da parte del Santo ascoltare la nostra invocazione è un atto di amicizia e di amore.
- Quest’anno ricorre anche un altro centenario, che riguarda la vita dello stesso sant’Antonio. Quest’anno ricorre l’ottavo centenario del passaggio di Fernando Bulhões (questo era il nome di Antonio prima di diventare frate minore) dagli agostiniani ai francescani. Fu in quella occasione che Fernando, cambiando nome, prese il nome di Antonio, padre del monachesimo. Lo fece provocato dal martirio dei primi cinque frati minori Berardo, Ottone, Pietro, Accursio e Adiuto, uccisi in Marocco il 16 gennaio del 1220. Il giovane monaco Fernando li aveva incontrati nel 1219 a Coimbra mentre si recavano in Marocco per annunciare il Vangelo, nello stesso anno in cui Francesco veniva qui in Terra Santa per incontrare il sultano Al Malik Al Kamil. Li aveva visti nuovamente pochi mesi dopo, quando erano stati riportati a Coimbra ormai cadaveri.
- Antonio era rimasto colpito dalla radicalità della fede, della speranza e dell’amore di questi cinque frati ingenui e improvvisati nel loro modo di evangelizzare ma genuini e autentici nella loro intenzione. La provocazione del martirio aveva scosso il giovane monaco Fernando, che si era reso conto che non stava vivendo la sua consacrazione con sufficiente passione ma in modo mediocre, comodo, senza correre quei rischi che avevano invece portato i primi martiri francescani a dare la propria vita per amore di Gesù Cristo e del suo Vangelo.
Molti anni dopo, e dopo aver lui stesso cercato invano di essere martire di Cristo, riflettendo sul martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, comprenderà che solo l’amore porta il martire di Cristo a vincere la paura della morte: “Quell'avversione alla morte Pietro la provò contro la sua volontà, ma poi per sua volontà ne fu liberato, perché non volle lasciarsene vincere ma volle vincerla con la forza della volontà, e così si liberò di quel senso di angoscia, a motivo del quale nessuno mai vorrebbe morire; […]. Anche Gesù, del resto, disse: «Passi da me questo calice» (Mt 26,39). Ma per quanto grande sia l'avversione alla morte, essa viene vinta dalla forza dell'amore: […] con quella morte Pietro mostrò in quale misura Dio debba essere onorato ed amato” (Sermoni, Martirio Pietro e Paolo, n. 6).
- E dopo aver compreso che il suo incompiuto desiderio di martirio si poteva realizzare nella testimonianza della vita e della predicazione, così parlerà commentando il versetto in cui Gesù dice di sé «Io sono la verità» (Gv 14,6): “Chi predica la verità professa Cristo. Chi invece nella predicazione tace la verità rinnega Cristo. «La verità genera l'odio» (Terenzio), e quindi alcuni, per non incorrere nell'odio di certe persone, si coprono la bocca con il manto del silenzio. Se predicassero la verità, se dicessero le cose come stanno, come la stessa verità esige e come la sacra Scrittura espressamente comanda, incorrerebbero – se non mi inganno – nell'odio dei carnali e forse questi li scaccerebbero dal loro ambiente; siccome si regolano sull'esempio degli uomini, temono lo scandalo degli uomini, mentre non è lecito rinunciare alla verità per timore dello scandalo” (Sermoni, VIdP n 10).
- Concludo con la preghiera che Antonio colloca al termine del suo sermone dedicato al martirio dei santi Pietro e Paolo. È una preghiera che possiamo fare nostra ogni volta che ci rendiamo conto che stiamo vivendo in modo mediocre e tiepido la nostra vita cristiana, la nostra consacrazione o il ministero al quale siamo stati chiamati: “O amore di Cristo, che rendi dolce ogni amarezza! Il martirio degli apostoli fu spaventoso e amarissimo, ma l'amore di Cristo lo rese loro gradito e dolce, tanto che lo cercarono con impazienza e lo accolsero con letizia, e così furono fatti degni di godere in eterno, insieme con colui che è benedetto nei secoli eterni. Amen” (Sermoni, Martirio Pietro e Paolo, n. 10).
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Sap 7,7-14; from Ps 39; Eph 4,7.11-15; Mk 16.15-20
Dear Brothers and Sisters,
May the Lord give you peace!
- We are celebrating today, despite the pandemic, with joy and solemnity, the feast of Saint Anthony of Padua, proclaimed patron of the Custody of the Holy Land exactly 100 years ago, by the Custos Ferdinando Diotallevi with the approval of the Discretorium, 12th June 1920 On 13th June, 1920, the consecration of the Custody to St. Anthony took place here in St. Saviour’s Church, we solemnly renew this event every year. Finally, again in 1920, on 28th July, Pope Benedict XV confirmed this act of consecration with a solemn decree signed by Cardinal Antonio Vico, Prefect of the Congregation of Rites.
- The protection of the Saint was invoked in really difficult times for the friars of the Custody, after having risked being deported several times, after having suffered a terrible invasion of locusts and having escaped the danger that the same monastery of St. Saviour would be raised to the ground. A terrible war had just ended, the so-called Great War which had killed about 20 million soldiers and civilians and the terrible pandemic of the Spanish flu that had killed more than the war itself – 50 million! – had just ended.
The very survival of the Custody was at risk and instead from then on there was a new flowering witnessed by: the reconstruction in a large number of the Sanctuaries, the beginnings of the prestigious Institution of the Franciscan Biblical Study Centre at the Flagellation and the birth of the Terra Santa Magazine.
- After 100 years, we are still here saying thanks to Saint Anthony who continues to intercede for us with “the Most High, Almighty and Good Lord” and he continues to be an instrument of the Lord's protection over the Custody, as we can see during this pandemic, which is still on-going and which thankfully, it has not claimed any victims amongst our friars and in fact, has largely spared the populations of which we are at service.
At the beginning of March, I invited all the friars of the Custody to recite the prayer to Saint Anthony, the one that we recite on the occasion of the renewal of our vows, which has been adapted to the current situation of the pandemic. It is not superstitious nor a naive act, it is not even an anachronistic or timeless devotion, it is in fact, an act of faith in communion with the saints, it is an expression of an awareness that the Saints, as we are reminded in the First Preface on the 1stNovember, they are given to us “as friends and life models”. On our part, invoking the intercession of the saints is an act of faith; on the part of the Saints, they are listening to our invocation in an act of friendship and love.
- This year also marks another centenary, which concerns the life of Saint Anthony himself. This year marks the eighth centenary of the passage of Fernando Bulhões (this was the name of St. Anthony before he became a Friar Minor) from the Augustinians to the Franciscans. It was on that occasion that Fernando, changing his name, took the name Anthony, the name of the founding father of monasticism. He made this change of name being inspired by the martyrdom of the first five friars Berardo, Ottone, Pietro, Accursio and Adiuto, murdered in Morocco on 16thJanuary, 1220. The young friar Fernando had met them in 1219 in Coimbra while they were on their way to Morocco to announce the Gospel, in the same year in which St. Francis came here to the Holy Land to meet Sultan Al Malik Al Kamil. He had seen them again a few months later, when their dead bodies had been brought back to Coimbra in Portugal.
- St. Anthony was struck by the radical nature of the faith, hope and love of these five naive and ingenuous friars in their way of evangelizing yet genuine and authentic in their intention. The moving witness of their martyrdom touched the young friar Fernando, who realized that he was not living his consecration with enough passion but in a mediocre, comfortable way, without taking those risks that had instead led the first Franciscan martyrs to give their lives for love of Jesus Christ and His Gospel.
Many years later, and after having tried in vain to be a martyr for Christ, reflecting on the martyrdom of the Apostles Peter and Paul, will come to understand that only love leads the martyr of Christ to overcome the fear of death: “That aversion to death Peter tried to endure against his will, but then by his same will he was set free, because he did not want to let it conquer him, instead he wanted to overcome it with his own will power, and so he rid himself of that sense of anguish, because of it no one would ever want to die; [...]. After all, Jesus also said: “Let this cup pass from me” (Mt 26:39). Even so, however great the aversion to death is, it can overcome by the power of love: [...] with his death Peter showed to what extent God should be honoured and loved” (Sermons, Martyrdom Peter and Paul, n. 6).
- After realizing that his unfulfilled desire for martyrdom could be fulfilled in the testimony of his life and preaching, he thus preaches commenting on the verse in which Jesus says of Himself “I am the truth” (Jn 14: 6): “Who preaches the truth professes Christ. Those who do not preach the truth deny Christ. “The truth generates hatred” (Terenzio), and therefore some, in order not to incur the hatred of certain people, cover their mouths with the cloak of silence. If they preached the truth, if they said things as they really are, as the truth itself demands and as Sacred Scripture expressly commands, they would incur – If I am not deceived –by the hatred of those who are living according to the flesh, would even be driven out of their own environment; since they measure themselves by the example of other men, for this reason they fear the scandal from other men, but for sure, it is not right to renounce the truth for fear of scandal”(Sermons, VIdP n 10).
- I conclude with the prayer that St. Anthony places at the end of his sermon dedicated to the martyrdom of Saints Peter and Paul. It is a prayer that we can make our own every time we realize that we are living our Christian life in a mediocre and lukewarm way, our consecration or the ministry to which we have been called: “O love of Christ, who makes all bitterness sweet! The martyrdom of the Apostles was frightening and very bitter, but the love of Christ made it pleasant and sweet, so much so that they looked for Him impatiently and welcomed Him with gladness, and so they were made worthy to enjoy forever, together with the One who is blessed throughout all ages. Amen.”(Sermons, Martyrdom Peter and Paul, n. 10).